Fisarmonicista per caso. Intervista a Samuele Telari

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Samuele Telari-intervista strumentiemusica.com 2020 1.jpgIncontro Samuele Telari, classe 1992, a Spoleto, dove, nel giorno dell’Epifania, si è esibito al Teatro Caio Melisso con opere trascritte da Schnittke, Schubert, Grieg e Musorgskij.

“Ultimamente, avevo suonato, perlopiù, trascrizioni dal periodo barocco. Lo scorso dicembre, in Spagna, durante il “Concorso Arrasate-Hiria”, sono stato in tournée come vincitore dell’edizione 2018 con le Variazioni Goldberg e con due nuovi brani di Simone Cardini e Corrado Rojac. Mi piace molto suonare musica nuova, nonché collaborare con compositori… abbiamo finito, un mese fa, di registrare un disco composto per lo più da prime incisioni (etichetta EMA Vinci, n.d.r.) con la clarinettista Alice Cortegiani”. Camminiamo al Giro della Rocca, laddove Goethe, nel suo Viaggio in Italia, aveva riconosciuto l’unione tra città e natura.

Come inizia il tuo percorso?

La fisarmonica non è stata una scelta. Perlomeno, non subito perché l’ho scoperta a 6 anni, quando avevo già iniziato a studiare musica. Allora, stavo quasi per lasciare, così mia madre mi propose la fisarmonica. L’ho provata ed è nato il feeling.

C’è un compositore o un brano che prediligi?

Non saprei, non ho una preferenza. Con il repertorio fisarmonicistico ci si sente a casa, ovviamente. L’idea di poterlo diffondere e sviluppare mi attrae sempre molto, per cercare di portare un qualcosa di nuovo. Altrettanto interessante è confrontarsi con lavori destinati ad altri strumenti e/o formazioni, avendo la possibilità di reinventarli, in un certo senso.

Sono stata al Caio Melisso e ti ho ascoltato suonare quelle trascrizioni. A proposito, che cosa pensi della didattica musicale associata al concerto, che adesso sembra andare tanto di moda?

Se serve ad avvicinare il pubblico, coinvolgerlo ed appassionarlo, perché no? All’inizio, per me è stato un po’ difficile. Generalmente, nella formazione di un musicista non si pensa molto a come poter gestire un concerto in modi diversi da quello strettamente esecutivo. Ora, mi piace molto parlare, dare la mia visione di ciò che propongo. Spesso si danno per scontate competenze che, per una serie di ragioni, non sempre sono in possesso di chi ci ascolta; e se davvero siamo ambasciatori di messaggi artistici, è nostro dovere darne diverse interpretazioni. Ovviamente, per l’arte la spiegazione non può che suggerire un’interpretazione, e mai sostituire l’emozione.

Sulle tracce di Musorgskij. Appassionato di pezzi ad impronta popolare e folcloristica, i suoi Quadri, Tableaux d’une exposition, suite per pianoforte scritta nel 1874, che indurrà Ravel a comporne una versione per orchestra, ebbe fortuna per l’originalità, per la ricchezza ritmica e per la novità dei timbri. Perché hai scelto proprio quest’opera?

Per tanto tempo, l’avevo ascoltata solamente nella versione per fisarmonica, innamorandomene. Poi, ovviamente, sono andato ad ascoltare la versione originale e l’orchestrazione di Ravel, e altre favolose interpretazioni in ambiti extraaccademici, per così dire. Lo considero un brano viscerale, che, grazie al suo carattere e al suo spirito fortemente russo, si presta molto bene alla fisarmonica. In tutto l’est europeo è stato ed è tutt’ora lo strumento del folklore, e credo che questa vicinanza con il popolo esca fuori pienamente in questi lavori.

Mi sembra che Roma, per i legami che vi hai costruito, sia al centro delle tue attività. Inoltre, so che hai iniziato a insegnare ai Conservatori di Potenza e di Cesena. Idee riguardo il futuro?

Sì, Roma, con gli anni, è diventata una seconda casa. Non a caso, nel disco registrato con Alice (clarinettista) molti dei compositori sono proprio romani: Fabrizio De Rossi Re, Marcello Panni, Matteo d’Amico, Simone Cardini, Domenico Turi. Dallo scorso anno ho iniziato anche a insegnare, e spero possa essere un aspetto della mia vita musicale, che si sviluppi sempre più.
Questo 2020 sarà pieno di novità: il primo disco in duo con il clarinetto, appunto, e l’inizio di nuove collaborazioni da camera con concerti in giro per l’Europa: “Aldeburgh Festival”, “Verbier Academy Festival”, “Wigmore Hall”, “Ryedale Festival Spring”, tra gli altri. Gli stimoli giusti per portare avanti quello che spero rimanga, prima di tutto, sempre un divertimento.