Gli Arnold – La dinastia del bandoneon
La storia inizia con la decisione di Carl Friedrich Zimmermann di trasferirsi negli Stati Uniti d’America e vendere la propria azienda. L’intraprendente Ernst Louis Arnold, ovvero il primo della dinastia degli Arnold, all’età di trentasei anni si sentiva già padrone delle conoscenze tecniche necessarie per proseguire un’attività manufatturiera così complessa e – verosimilmente – aveva già messo da parte con il proprio lavoro, negli anni, quanto pattuito per la compravendita dell’azienda. Le conoscenze tecniche derivavano dall’aver lavorato al fianco di Zimmermann (era arrivato ad essere il suo “capofabbrica”, il suo responsabile della produzione), mentre per quanto riguarda la disponibilità economica, Ernst Louis era certamente stato previdente e capace di gestire al meglio i propri risparmi. Come vedremo, la sua capacità di guardare al futuro non si fermava ad una gestione oculata delle disponibilità economiche, ma anche alla volontà di fare di questa ricchezza il benessere della propria famiglia: egli intendeva trasmettere ai figli la passione per quel lavoro e il desiderio di realizzarsi attraverso l’attività di impresa. Nacque così la “Ernest Louis Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik” che puntava chiaramente in direzione di un’elevata qualità di produzione. I suoi bandoneon diventarono subito famosi e l’attività si espanse poco a poco. Grazie al successo commerciale degli strumenti, Ernst Louis ebbe bisogno di aiuto e coinvolse, già dal 1880, uno dei suoi figli, Ernst Hermann (nato nel 1859) nell’attività. In seguito, sarebbero entrati in azienda anche gli altri due figli: Paul (nato nel 1866) e Alfred (nato nel 1878). La famiglia Arnold era molto concentrata sul lavoro di produzione e sulla vendita nel mercato tedesco (va ricordato che siamo nel periodo del Secondo Reich e che c’era appena stata la guerra per la separazione dell’Austria dalla Confederazione germanica). L’approccio ai mercati esteri e in particolare al più rilevante dei mercati stranieri, l’Argentina, si doveva quindi ad alcuni operatori commerciali esterni alla famiglia Arnold. A cavallo del passaggio di secolo, uno dei venditori dei bandoneon ELA (acronimo di Ernst Louis Arnold), Max Epperlein di Lipsia, diventò il maggior esportatore di bandoneon, facendo fare così alla famiglia Arnold un ulteriore salto in notorietà. Epperlein fu il vero artefice dell’ingresso dei bandoneon ELA in Argentina. Compì numerosi viaggi in Sudamerica e per alcuni anni vi si stabilì, creando una base molto funzionale per l’importazione degli strumenti prodotti a Carlsfeld. Nel frattempo, gli strumenti erano cresciuti in dimensione e in capacità musicali e così Epperlein propose sul mercato argentino uno strumento a centoquarantadue voci (così sono chiamate le ance libere del bandoneon come avviene per la fisarmonica), che arrivò tra le mani di uno dei primi bandoneonisti del tango argentino: Juan Maglio, il compositore di El zurdo. Nel 1910, Ernst Louis morì. Il figlio maggiore, Ernst Hermann, sedeva ormai da anni sulla poltrona di direttore dell’azienda con una posizione consolidata. Non è dato sapere se sia stato questo fatto a generare delle possibili tensioni tra i fratelli Arnold: la storia dice che Paul e Alfred se ne andarono e dopo pochi mesi crearono una nuova azienda. Nacque così, sempre a Carlsfeld, nel 1911, la “Alfred Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik”. Questo nome salta subito all’occhio, perché pressoché identico a quello dell’azienda paterna. Paul e Alfred avevano fatto molta esperienza nella fabbrica del genitore, così la nuova realtà partì subito molto bene e si conquistò in breve tempo la prima posizione per quanto riguardava le esportazioni, raggiungendo in pochi anni la ragguardevole cifra di seicento bandoneon al mese destinati al mercato estero.
Incombeva la Prima Guerra Mondiale e il conseguente calo delle vendite con un periodo di fermo della produzione. Dopo il conflitto mondiale, però, il tango visse la sua epoca d’oro e per vendere i bandoneon di qualità non fu più indispensabile arrivare in Sud-America: iniziava il boom del tango argentino in Europa. Il genere musicale, che ebbe come porta d’ingresso Parigi, grande capitale culturale del vecchio continente, si espanse e salì il numero delle orchestre e delle scuole: la domanda di bandoneon di qualità fu rilevante e ELA e AA (il bandoneon prodotto dalla fabbrica di Alfred Arnold) se la batterono sul mercato. Dal punto di vista commerciale la sfida fu davvero unica: non c’era un vantaggio dato dalla collocazione geografica (entrambe le aziende si trovavano a Carlsfeld); era ormai compiuto il percorso di innovazione e di sviluppo dei modelli di bandoneon che, a questo punto, pur permanendo la differenziazione tra unitonico e bitonico, erano ormai strumenti musicalmente definiti; tutta la competizione tra le due aziende si mosse solamente sul versante della qualità. Ormai, l’unica cosa sicura era che “Arnold” significava avere un bandoneon degno di questo nome. Il 1933 fu l’anno in cui alla “Alfred Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik” iniziarono i problemi, problemi davvero enormi: Alfred Arnold morì a soli cinquantacinque; Paul era già anziano, sessantasette anni, e non poteva più essere un riferimento all’interno dell’azienda. Subentrarono alla conduzione della fabbrica il ventottenne Horst Alfred Arnold (figlio di Alfred, nato nel 1905) e suo cugino Arno Arnold (figlio di Paul, maggiore in età di dodici anni, nato nel 1893). Ma fu soprattutto la politica del regime a costituire un freno all’attività: per i nazisti lo strumento è “contaminato” da culture impure e il tango non è compatibile con la visione nazionalistica del Terzo Reich. Fu solo perché in quel momento la Germania aveva un gran bisogno di rilanciare l’economia e le industrie manifatturiere in particolare, che venne consentito agli Arnold di proseguire con la produzione, cercando il più possibile di esportare e facendo così profitto con valuta estera pregiata. Ma negli anni che precedettero lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tutti gli approvvigionamenti di materie prime furono indirizzati all’industria bellica: per gli Arnold fu difficile avere buone materie per salvaguardare la qualità degli strumenti. Così, l’immagine all’estero del AA (il doble A, tanto apprezzato dai musicisti argentini) iniziò ad incrinarsi. Nonostante le difficoltà, sino allo scoppio del conflitto mondiale si calcola che la “Alfred Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik” abbia esportato tra Argentina e Uruguay oltre trentamila bandoneon. Con la guerra, la produzione cessò. Dopo la sconfitta nazista, Carlsfeld (situata nella parte Est della Germania) divenne una città della nuova DDR, sotto il raggio d’azione del controllo sovietico. I pochi strumenti prodotti dopo la guerra vennero contestati dagli acquirenti e il tracollo avvenne il 7 maggio del 1948 con l’atto di esproprio da parte dello Stato e con la conseguente chiusura. Il governo della Deutsche Demokratische Republik decise di accorpare l’attività con la “Klingenthaler Harmonikawerke” (industria di Stato di fisarmoniche, situata nella vicina cittadina di Klingenthal) traferendo lì tutti i macchinari e le attrezzature nel 1952. Nei locali della “Alfred Arnold Fabrik” iniziò la produzione di pompe per i motori diesel. La dirigenza della “Klingenthaler Harmonikawerke” promise di riattivare in breve tempo la produzione dei bandoneon di qualità. Questo proposito rimase tale: alla promessa non seguirono i fatti. Il know-how della famiglia Arnold andò così perduto per sempre, soprattutto la capacità di lavorare le ance su piastre di zinco. Sorte analoga toccò alla “Ernest Louis Arnold Bandonion und Konzertina Fabrik”. Negli anni, questa azienda era divenuta di dimensioni più modeste. Ernst Hermann Arnold era morto nel 1946, e in questo caso – probabilmente per la minore consistenza economica – la nazionalizzazione arrivò nel 1959, sempre per incorporazione nella “Klingenthaler Harmonikawerke”. Nel 1949, Arno Arnold era scappato in Germania Ovest. Si era stabilto a Obertshausen, nel circondario di Offenbach, dove nel 1950 tentò di far ripartire la produzione di bandoneon. I suoi tentativi durarono vent’anni, periodo in cui non riuscì mai a soddisfare pienamente la clientela, che desiderava avere tra le mani uno strumento musicale di alta qualità degno del nome Arnold come quelli prodotti nel passato. Anche se era riuscito ad avere al suo fianco Kurt Müller, uno degli otto accordatori della ormai scomparsa azienda dello zio e anche bandoneonista della rinomata “Juan Lloras Original Argentinische Tango Kapella”, il livello di qualità era ben lontano da quello degli anni Venti-Trenta. Non riuscendo più a produrre le piastre in zinco, il suono degli strumenti di Arno Arnold, con piastre di alluminio, non convinceva più i musicisti. Inoltre, i potenziali compratori non apprezzavano il fatto che Arno marcasse i bandoneon AA allo stesso modo dei prestigiosi Alfred-Arnold. Questo veniva visto quasi come un tentativo di inganno nei confronti dei meno esperti. Arno morì nel 1970: con la sua scomparsa la dinastia dei produttori di bandoneon più celebre della storia era arrivata alla fine.