Lafisarmonicachenonc’è

Per la prima formazione

423

Proponiamo una sintesi dei contenuti del progetto di ricerca già presentato da Ivano Paterno nella giornata di studio del 16 settembre 2017 (Nuovo C.D.M.I. – Pif Castelfidardo) e condiviso nel webinar programmato da Nuovo C.D.M.I. incontra il 29 marzo 2021

 

Ivano Paterno (foto Mario Lunetti)Le fisarmoniche sono strumenti alquanto peculiari, già la loro definizione organologica incontra alcune criticità legate soprattutto alla difficoltà di riconoscere le caratteristiche specifiche distintive di questo sottoinsieme della famiglia delle armoniche. Anche la loro evoluzione strutturale, e delle fisarmoniche in particolare, è interessante, diversa nelle sue espressioni sonore da quella di qualsiasi altro strumento e questo si ripercuote inevitabilmente sul modello sonoro che essi presentano all’esecutore.
Da molto tempo, penso ai motivi profondi che caratterizzano la formazione musicale che le fisarmoniche inducono e sono giunto alla conclusione, paradossale per alcuni aspetti, che queste non siano strumenti adatti alla formazione di base.
Qualsiasi strumento musicale offre la possibilità di un’esperienza sonora globale, ma, nello stesso tempo, anche analitica, tale da permettere sin dalla più giovane età, se all’interno di un percorso didattico appropriato, una formazione adeguata allo sviluppo del musicista-strumentista.
La fisarmonica, nella maggioranza delle varianti utilizzate per il primo approccio alla musica, è, invece, per sua natura, refrattaria a questo processo, che, riferito alla formazione di base, dovrebbe essere naturale.
Gli strumenti a corda permettono di gestire, dal singolo suono di una corda vuota alle combinazioni di una prima posizione, tutti gli aspetti percettivi importanti del suono: altezza e timbro, singolarità e simultaneità, tensione e dinamica, direzione melodica e armonica; al pari, se non di più, escludendo la simultaneità, gli strumenti a fiato. Uno strumento da tasto come il pianoforte aggiunge anche un’importante dimensione visiva, quasi sinestetica, a quanto detto sopra. Aggiungo, in modo generale, che quasi tutti gli strumenti permettono un primo approccio in una zona sonora “naturale”, quella intorno al cosiddetto “Do centrale”, che è particolarmente importante perché corrisponde all’equilibrio medio della comunicazione verbale maschile e femminile.
Tutto questo è fortemente compromesso da una fisarmonica o, per lo meno, dalla stragrande maggioranza delle fisarmoniche utilizzate per il primo approccio alla musica perché una parte dello strumento, quello delle tastiere standard a sinistra, non è acusticamente analitico e neppure rappresentato da un impianto fonico univoco. Quando si progetta una fisarmonica di primo approccio, quindi destinata anche a giovani dai cinque-sei anni, si tende a pensare di risolvere solo un problema relativo alle dimensioni, quindi ergonomico; si predilige l’aspetto pratico: dev’essere un arnese maneggiabile da braccia, mani, gambe e corpo di piccole dimensioni; molto raramente, invece, ci si preoccupa del modello sonoro che lo strumento impone: l’impianto fonico.
La fisarmonica è caratterizzata dalla presenza di due casse, una per la tastiera usata dalla mano destra ed una per le tastiere usate dalla mano sinistra; queste tastiere danno accesso ad una molteplicità di suoni singoli o combinati non sempre separabili nelle loro componenti elementari. Se la tastiera usata a destra si può oramai ritenere idonea, infatti sono abbastanza rari gli strumenti che non permettono di selezionare una sola voce o, peggio, che hanno una combinazione fissa di due ance (tipicamente un 8’-8’ battente), altrettanto non si può dire delle tastiere per la mano sinistra per la parte denominata “standard” che sono invece totalmente inadeguate.
E qui mi contraddico subito: in realtà, esistono fisarmoniche perfettamente idonee alla formazione di base e sono utilizzate dalle scuole più avanzate e, passatemi il termine, illuminate. In Italia ne è  esponente di prima grandezza Patrizia Angeloni sia per esperienza pratica sul campo che per la pubblicazione di interessantissimi lavori di avanguardia. Questi sono gli strumenti dotati anche a sinistra di una tastiera a note singole non standard, strumenti che pareggiano la tastiera per la mano destra con una tastiera per la mano sinistra di identiche caratteristiche foniche.
A questo punto urge, però, fare una precisazione. Il mondo della fisarmonica è afflitto da problemi terminologici importanti, quindi esplicito il mio glossario nel seguente schema:

●      Tastiera a note singole: insieme delle leve (non importa la forma) organizzate in una struttura coerente e che aziona un solo suono per ogni ancia selezionata, generalmente di estensione superiore alla settima maggiore. Questo tipo di tastiera può trovarsi sia sulla cassa destra che sinistra dello strumento ed è caratterizzata dall’avere un preciso punto, tasto, di inizio e di fine, coincidenti col suono più grave e acuto possibile. Fa eccezione la disposizione a note singole per quinte, che, derivando dalla tastiera standard a note singole, ne eredita le peculiarità (vedi sotto).
●      Tastiera standard a note singole: l’insieme dei tasti a bottone che si trovano solo sulla cassa sinistra e che sono organizzati in due file verticali poste verso il mantice e in rapporto reciproco di terza maggiore o rivolto, nel linguaggio comune sono dette “basso e controbasso” (non prendo in considerazione in questo contesto configurazioni con tre file che contemplano, ad esempio, anche la terza minore). Questo tipo di tastiera è caratterizzata da un’estensione fissa di settima maggiore (le singole voci possono anche avere ambito difforme fra loro) e non ha un tasto preciso di inizio e fine corrispondente al suono più grave e più acuto dell’estensione; la sua struttura è tale da poter essere considerata come una disposizione circolare. La disposizione nominale delle note, ma non dei suoni reali, è standard e identica in tutti gli strumenti con tastiera  “standard” (al passaggio: siamo di fronte alla’incongruenza di definire standard un modello sonoro non standard).
●      Tastiera ad accordi precomposti: l’insieme dei tasti a bottone che si trovano solo sulla cassa sinistra e che sono organizzati in quattro file verticali adiacenti alle due della tastiera standard a note singole (non prendo in considerazione configurazioni con tre file in cui l’ultima realizza triadi diminuite utilizzabili anche per realizzare la settima di prima specie) e in cui ogni tasto non produce suoni singoli, ma agglomerati accordali di tre suoni, triadi o settime incomplete, per ogni ancia selezionata. La disposizione fonica degli accordi è determinata dal costruttore in maniera arbitraria generando quindi un impianto fonico imprevedibile. Questa tastiera è strutturata in relazione alla seconda fila della tastiera a note singole standard e, quindi, eredita da questa la caratteristica di non avere un tasto di inizio e fine estensione e di rispettare una disposizione solo nominale dei suoni prodotti.

Questi tipi di tastiera possono trovarsi sul singolo strumento in varie combinazioni; mentre sulla cassa destra si trova esclusivamente una tastiera a note singole, per la cassa sinistra ci sono diverse possibilità:
●      Solo tastiera a note singole
●      Solo le due tastiere standard (note singole standard e accordi precomposti)
●      Tutte e tre le tastiere contemporaneamente
●      Tutte e tre le tastiere non contemporaneamente per tramite di un meccanismo che converte la tastiera ad accordi precomposti in tastiera a note singole.

Ivano Paterno - fisa bimbaLe tastiere a note singole sono ideali per una formazione di base, rispondono a tutti i criteri necessari quali la determinazione precisa dell’altezza del suono, la possibilità di selezionare una sola ancia per ogni tasto, sono analitiche e hanno un’estensione che comprende la parte centrale dello spettro sonoro.
Il problema appare quindi risolto: per la prima formazione si usino strumenti solo con tastiere a note singole!
Però, qui si apre un secondo aspetto importante e cioè che gran parte dell’utilizzo dello strumento, nel mondo dei fisarmonicisti, è riservato alla parte “standard” delle tastiere a sinistra e questo non permette, né sarebbe giusto e musicalmente opportuno, di escludere il sistema standard che è una delle caratteristiche peculiari fin dal brevetto della prima armonica: l’accordion della famiglia Demian, strumento che produce solo ed esclusivamente accordi.
Apro una rapidissima digressione: l’accordion non nasce come vero e proprio strumento, ma come ausilio alla pratica musicale da salotto e il suo utilizzo era demandato a chi già aveva conoscenze musicali generali anche avanzate; era pensato per realizzare, rapidamente e con facilità meccanica, accompagnamenti su schemi armonici semplici, pur tuttavia con una certa dose di raffinatezza (gli stessi accordi presenti in stati diversi depongono verso questa interpretazione); la successiva implementazione di questo sistema in molte armoniche e, quindi, sulle fisarmoniche, costituisce il motivo per cui in questi strumenti esiste una parte non adatta alla formazione di base perché questa parte era già in origine pensata come ausilio per chi aveva già acquisito una buona pratica strumentale.
L’ostacolo è gigantesco sia per ragioni storiche che organologiche e per essere superato si deve ipotizzare di semplificare il modello sonoro delle tastiere standard, note singole e accordi, realizzando un impianto fonico che permetta un utilizzo analogo a quello di uno strumento con solo tastiere a note singole:
●      un solo suono per la tastiera a note singole standard
●      un solo suono per le singole note degli aggregati accordali
●      un ambito sonoro preciso e univoco per le due tastiere

L’ambito sonoro da utilizzare, l’estensione, è una scelta di fatto arbitraria, ma mi permetto di suggerirne uno che per molteplici ragioni, che potranno essere indagate nel particolare in seguito, mi sembra il più appropriato. Questo tipo d’impianto fonico deve, inoltre, permettere un’evoluzione tale da poter condurre lo studente da una configurazione minimale, la più semplice (fonicamente) possibile, fino alla struttura degli strumenti standard attuali, permettendo, nel contempo, di cogliere tutte le problematiche legate alla diversità delle fisarmoniche standard e quella di una notazione possibilmente coerente.
La struttura fonica di base minimale dovrebbe limitarsi, per la parte delle note singole, ad una sola ancia con estensione da Do2 a Si2 e sempre ad una sola ancia per l’estensione da Do3 a Si3 per gli accordi precomposti. Rispetto ad uno strumento di tipo tradizionale, questo equivale ad avere un impianto fonico dal Do e un registro che selezioni la sola voce di “terzetto” per la tastiera a note singole standard e la sola voce di “armonia media” per la tastiera ad accordi precomposti (va evitato in modo assoluto che la stessa ancia o la stessa nota suoni sia per la parte a note singole standard che per quella ad accordi precomposti).
In questo modo le note della tastiera a note singole standard, per la loro estensione, sono indistinguibili da quelle di una tastiera a note singole e gli accordi di tre suoni prodotti meccanicamente sono perfettamente sovrapponibili e replicabili con la tastiera destra permettendone un’analisi acustica precisa.
Una conseguenza importante della precisa definizione fonica dello strumento è quella di permettere di impiegare una notazione musicale coerente con il risultato acustico, cosa questa del tutto impossibile con gli strumenti concepiti in maniera tradizionale.

Il suggerimento di utilizzare uno strumento con caratteristiche di base così limitate rispetto a quelli che la tradizione ci tramanda presenta molti aspetti positivi, ma non è privo di conseguenze che si prestano a critiche anche feroci da parte dei fisarmonicisti. In un prossimo intervento cercherò di precisare meglio gli aspetti musicali e tecnici, anche progressivi, di questo tipo di “fisarmonica da studio” e di affrontare alcuni aspetti che riguardano i materiali di lavoro, repertorio ed esercizi e la notazione di riferimento: elementi che sono indispensabili quanto, se non più, della parte organologica.