I mondi e i generi della fisarmonica. Intervista a Christian Riganelli

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RiganelliChristian Riganelli si è diplomato in fisarmonica classica presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari, sotto la guida del M° M. Pitocco, proseguendo poi gli studi presso il Conservatorio “G. B. Pergolesi” di Fermo, dove ha conseguito il diploma in Didattica della Musica e il Diploma Accademico di II livello ad indirizzo interpretativo-compositivo con il M° R. Centazzo.

Si è esibito in Francia, Germania, Danimarca, Inghilterra, Repubblica Ceca, Brasile, Argentina e Giappone in occasione di importanti festival e rassegne internazionali.

Ha collaborato con Vinicio Capossela, Riccardo Tesi e David Riondino.

Ha eseguito in prima assoluta “La funzione del centenario” di Roberto De Simone, cantata meta-storica per tenore e fisarmonica solista, doppio coro maschile e banda, durante la 37esima Edizione di “Settembre al Borgo” nel Duomo di Casertavecchia.

Ha pubblicato il CD “Livin God”, raccolta di letture poetiche e brani ispirati alla musica sacra, realizzato in collaborazione con la Regione Marche.

Ha partecipato in qualità di interprete e compositore in spettacoli teatrali ispirati a F.G. Lorca, D. Buzzati, L. Pirandello, G. Leopardi.

Ha collaborato con il Piccolo Teatro di Milano nello spettacolo “La storia della bambola abbandonata” di Brecht-Sastre e con il poeta e scrittore Davide Rondoni nel recital dantesco “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Ha eseguito in duo con Gabriele Mirabassi le musiche di A. Mehmari per fisarmonica solista, clarinetto solista e orchestra d’archi, prima esecuzione presso la Sala Jardel Filho a San Paolo del Brasile e l’Istituto Italiano di Cultura a Tokio.

Svolge un’intensa attività concertistica come solista e in varie formazioni cameristiche, proponendo repertori che spaziano dalla musica classica al varieté francese, dalla musica klezmer alla canzone d’autore.

È docente di fisarmonica presso la Civica Scuola di Musica “P. Soprani” di Castelfidardo e il Liceo Musicale “Rinaldini” di Ancona.

È attualmente Direttore del Museo Internazionale della Fisarmonica di Castelfidardo.

Direttore del Museo Internazionale della fisarmonica e docente della Civica Scuola di Musica di Castelfidardo. Due ruoli di prestigio proprio nella città simbolo, nella patria dello strumento. Cosa significa tutto questo per te, una maggiore responsabilità o semplicemente una ulteriore gratificazione?

La Civica Scuola di Musica “P. Soprani” di Castelfidardo ha compiuto il suo settimo anno di vita e rappresenta una consolidata realtà musicale, considerato il numero ed i risultati raggiunti dagli allievi iscritti. Sin dagli inizi sono stato chiamato a ricoprirvi il ruolo di insegnante di Fisarmonica. Grazie ad un lavoro costante negli anni, supportato da una realtà notevolmente predisposta verso questo strumento e dall’attenzione della Direzione Artistica e dell’Amministrazione Comunale, la classe di fisarmonica può vantare venticinque giovani iscritti, tutti di Castelfidardo, alcuni dei quali hanno recentemente superato con successo gli esami di certificazione A e B, presso il Conservatorio di “G.B. Pergolesi” di Fermo. L’entusiasmo dei ragazzi e la loro passione per la fisarmonica ci ha permesso, nel 2009, di costituire l’Accordion Ensemble “P. Soprani”, un organico strumentale costituito da sole fisarmoniche. Questa formazione beneficia da alcuni anni della Borsa di Studio “Mimmo Orlandoni”, che ci offre la possibilità di invitare un docente esterno per organizzare all’interno della scuola Masterclass e concerti.

Dal mese di gennaio sono stato invitato dall’Amministrazione Comunale a ricoprire il ruolo di Direttore del Museo della Fisarmonica. Un incarico molto prestigioso e di responsabilità che rappresenta per me un impegno importante, ma soprattutto una gratificazione per il mio lavoro di concertista e didatta di questo “giovane” e meraviglioso strumento.

In pochi mesi di direzione ho potuto constatare ogni giorno quanto interesse, passione e curiosità susciti la fisarmonica in ogni parte del mondo. Ritengo quindi che uno dei miei obiettivi più validi sia proprio quello di valorizzare e mantenere in vita questo entusiasmo tra i giovani, tra i musicisti, tra gli appasionati e ovviamente tra gli addetti ai lavori.

La tua formazione artistica è segnata da una lunga serie di esperienze. Hai mosso i primi passi con il M° Picchio per poi diplomarti con Massimiliano Pitocco. Ti sei perfezionato con Jacomucci, Rojac, Soave… tanto per citare dei nomi illustri. Chi più di altri ha lasciato un’impronta nel tuo modo di suonare?

Durante la mia formazione artistica ho avuto la fortuna di incontrare tantissimi docenti, fisarmonicisti, compositori e specialisti di altri strumenti. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa in termini di conoscenze, strumenti di ricerca e stimoli musicali e non. Ogni docente è specializzato in determinati repertori, dimostra precise inclinazioni musicali. È importante ascoltare i vari punti di vista, imitarli e metterli in discussione, per poi rielaborare le competenze aquisite per seguire le proprie convinzioni.

Paolo Picchio è stato il mio primo insegnante e grazie a lui ho scoperto la fisarmonica e una grande motivazione interiore nello studio di questo strumento, poichè mi ha sempre stimolato a frequentare vari corsi e ad iscrivermi a masterclass con importanti docenti in Italia e all’estero. Durante gli anni precedenti il Diploma in fisarmonica, ho avuto la fortuna di approfondire il repertorio originale con il M° Pitocco e successivamente ho conseguito il Diploma Accademico di II livello, ad indirizzo interpretativo-compositivo, col M° Centazzo.

Entrambi, con la loro professionalità, hanno rappresentato una tappa importante nel mio percorso di fisarmonicista e hanno contribuito alla mia scelta di diventare insegnante di fisarmonica. Per questo ho conseguito il diploma in Didattica della Musica, studiando la pedagogia, l’analisi e la composizione con grandi nomi della didattica, tutti bravissimi docenti con i quali sono tutt’ora in contatto.

Credo, dunque, che il mio modo di suonare sia frutto delle esperienze formative ricevute, ma soprattutto dell’incontro con musicisti, artisti e professionisti della fisarmonica che mi hanno dato la possibilità di tirar fuori quella parte di me che considera la musica un linguaggio universale, una componente fondamentale della vita umana.

Castelfidardo, la Mecca dei fisarmonicisti… Vivendo quotidianamente le problematiche e le attese riposte nelle mani di tutti gli operatori che si adoperano per esportare “l’eccellenza fisarmonica” nel mondo, secondo il tuo autorevolissimo parere e partendo dal presupposto che in termini qualitativi gli strumenti hanno raggiunto uno standard elevatissimo, dove si deve intervenire per migliorarne il brand?

Lo scorso anno la città di Castelfidardo ha festeggiato i 150 anni dalla nascita della prima industria della fisarmonica. Un traguardo importante che ha stimolato tutti gli addetti del settore ad una attenta analisi e ad uno studio sullo stato di salute dello strumento. Il numero delle fisarmoniche prodotte a Castelfidardo in un anno si aggira oggi intorno alle 16.000 unità, valore che si discosta dalle cifre a sei numeri dei primi anni cinquanta. Tuttavia è importante sottolineare come il livello qualitativo degli strumenti prodotti oggi sia notevolmente migliorato. Oggi si può ascoltare una fisarmonica suonare insieme ad un gran coda Steynway o duettare con uno Stradivari, e questo significa che gli strumenti prodotti a Castelfidardo meritano un posto in prima fila su tutti i teatri del mondo! Grazie a questo progresso tecnico-costruttivo, mi sento di poter affermare che da trenta anni a questa parte lo strumento fisarmonica sta avendo, dal punto di vista artistico, una escalation vertiginosa. È infatti presente in quasi tutti i generi musicali e lo possiamo ascoltare nelle varie orchestre dei varietà televisivi. È richiestissimo nelle performance teatrali e in ensemble di musica contemporanea che sperimentano nuove sonorità, suscitando curiosità nell’amatore quanto nello specialista musicista. A noi fisarmonicisti il grande compito di valorizzarlo e farne apprezzare le sue caratteristiche, lavorando per consolidare l’idea che la fisarmonica è, come ho già detto, uno strumento giovane, versatile e affascinante per i giovani di ogni nazionalità e cultura.

I giovani e Castelfidardo… I bambini e gli adolescenti avvertono l’importanza dell’ambiente in cui vivono? Qual è la loro vocazione? La fisarmonica rappresenta comunque un obiettivo da perseguire o semplicemente un qualcosa ereditato dal passato e sovrastato dalle nuove tendenze musicali?

Tutti i giovani che vivono a Castelfidardo hanno studiato la storia della propria città e dell’importantissimo ruolo che l’industria della fisarmonica ha ricoperto nello sviluppo economico e sociale del paese. Molti di loro hanno avuto un familiare che lavorava o lavora tuttora nel settore e alcuni hanno avuto anche la possibilità di avvicinarsi allo studio dello strumento. Qualche anno fa realizzai un progetto rivolto alle classi quarte delle scuole elementari di Castelfidardo. Delle lezioni collettive di strumento, con l’obiettivo di stimolare e coinvolgere i giovani allo studio della musica e in particolare della fisarmonica. Circa sessanta bambini ogni anno sperimentavano un primo approccio con la fisarmonica e, attraverso l’esplorazione dello strumento e la realizzazione delle prime note, si suonava musica pop, folk, house music, ecc. Molti di loro sono tutt’ora miei allievi e sto lavorando affinchè la musica in primis e quindi la fisarmonica diventino una vocazione per la vita, non solo un bellissimo hobby. Nella complessità della realtà attuale sembra difficile pensare alla musica come una passione che può diventare un lavoro e un impegno quotidiano, ma sono convinto che, grazie anche all’apertura dei nuovi licei musicali, ai giovani sia offerta una grande opportunità di scegliere la musica come una professione molto interessante e socialmente riconosciuta.

Da tre anni sono docente di Fisarmonica presso il Liceo Musicale “Rinaldini” di Ancona, dove è possibile ricevere una formazione musicale che prepara i giovani al futuro mondo accademico.

Ho sempre sostenuto che il “primo insegnante” ha la grande responsabilità di forgiare l’allievo che si accosta ad uno strumento e solo lui ha il potere di entusiasmarlo o disamorarlo. Com’è l’approccio di Christian Riganelli con i “giovani apprendisti”?

L’approccio iniziale con lo strumento è fondamentale. La presentazione della fisarmonica deve essere divertente e stimolante. Si parte dall’esplorazione dello strumento, dai rumori ed effetti che possiamo ottenere “strapazzandola” e stabilendo un contatto fisico con essa. I suoni e rumori ottenuti possono costituire una sonorizzazione per improvvisare un testo e magari musicarlo. Superata la fase ludica, si passa alle prime note che ci permettono di eseguire i semplici brani musicali, di sperimentare melodie di differente genere musicale e quindi scoprire quali sono i gusti e le attitudini personali dell’allievo. Personalmente non mi precludo nessun genere musicale ed ascolto molto attentamente le richieste fatte dai ragazzi stessi, riguardo ai gusti ed alla melodia da suonare.

Stimolarli, interessarli e solleticare in loro il piacere di fare musica con la fisarmonica è il mio principale obiettivo. In una fase successiva, indirizzerò coloro che dimostreranno più motivazione, talento e spirito di sacrificio verso un percorso accademico.

Parliamo delle tue esperienze extra didattiche… Dal classico al varieté, dalla musica klezmer a quella sacra: il metterti in gioco in tutti questi orizzonti rappresenta un’esigenza dovuta alle variegate richieste del mercato, una tua predisposizione, oppure un’attitudine votata alla sperimentazione di nuovi orizzonti musicali?

Devo ammettere che sin da giovane sono stato attratto da diversi generi musicali. Ho cercato di immaginare quale ruolo potesse avere la fisarmonica in sound differenti e contesti musicali non convenzionali. Quasi tutti i progetti che sto presentando in questo momento vedono protagonista la fisarmonica e, in particolare, la mia musica eseguita in duo, trio, da solista con orchestra, con voci recitanti ed anche con una Sand Artist, che realizza animazioni sulla sabbia a commento di mie composizioni.

La dimensione che preferisco è sicuramente quella dell’ensemble, fisarmonica e altri strumenti, in cui le sonorità del mio strumento possono sperimentare nuovi orizzonti musicali, nuovi arrangiamenti e repertori, senza tradire il contesto culturale a cui essa appartiene.

A proposito di nuovi repertori, da alcuni anni sono invitato ad esibirmi, in numerosi contesti internazionali, nell’esecuzione del brano “Strambotti su le stagioni di Vivaldi”, una composizione del pianista compositore brasiliano André Mehmari, scritta per il clarinetto solista di Gabriele Mirabassi, fisarmonica solista e orchestra d’archi. Un brano in tre tempi dove il dialogo dei solisti si intreccia con quello degli archi in una trasversalità di generi che spaziano dal Barocco alla musica contemporanea, fino ad arrivare alla musica tradizionale brasiliana.

Negli ultimi anni la mia passione per il teatro mi ha portato a “mettermi in gioco” collaborando ad una produzione del “Piccolo Teatro” di Milano e partecipando a recital teatrali con grandi artisti quali David Riondino e Sergio Rubini.

Mettiamola sulla “politica”… Avere come primo cittadino un uomo, Mirco Soprani, che ha sposato la “causa fisarmonica”, consapevole dell’importanza che rappresenta per il territorio che lui stesso amministra, un sindaco che, in qualità di giornalista, ha contribuito enormemente, nella gestione Boccosi, alla promozione dello strumento e degli artisti proprio attraverso le pagine di questa testata… La sua “ombra”, nel tuo duplice ruolo di insegnante della scuola locale e direttore del museo, rappresenta uno stimolo in più o un “ostacolo” da aggirare?

Come docente della Scuola Civica “P. Soprani” e Direttore del Museo Internazionale della Fisarmonica sono riconoscente al Sindaco di Castelfidardo e a tutti coloro che dimostrano interesse e impegno nei confronti della fisarmonica e della sua valorizzazione.

Come fisarmonicista non mi occupo di “politica”, ma di musica e credo sia fondamentale cogliere ogni stimolo a produrre, eseguire e diffondere musica di qualità in tutti i contesti, soprattutto a Castelfidardo, in cui la sensibilità e l’amore verso la fisarmonica sono da sempre elementi imprescindibili della cultura locale.

Tra i tanti personaggi che hai visto passeggiare per le vie di Castelfidardo, qual è quello che ricordi con più affetto? C’è un artista che ti ha influenzato in maniera particolare?

Ogni incontro importante lascia un segno indelebile nella nostra vita. In passato ho avuto la fortuna di esibirmi con grandi artisti e personaggi che appartengono alla storia musicale del nostro paese. In occasione del Premio Internazionale della Fisarmonica ho conosciuto e collaborato con Franco De Gemini (armonicista di Ennio Morricone), Vinicio Capossela, Gabriele Mirabassi, Riccardo Tesi, ed è stata sicuramente un’esperienza indimenticabile.

Progetti futuri?

È in uscita un mio lavoro discografico in duo con il sassofonista Massimo Mazzoni, Direttore del Conservatorio di Fermo e musicista di fama internazionale. Dopo aver sperimentato vari repertori, la nostra attenzione si è concentrata su brani tratti dalla tradizione popolare klezmer. Da qui è nata l’idea di proporre ad alcuni compositori la scrittura di musica originale per sassofono e fisarmonica, con elementi e strutture caratteristiche di questo genere. Ne è scaturito un disco molto eterogeneo, in cui convivono brani tradizionali e popolari, momenti di musica contemporanea, temi trattati in maniera contrappuntistica e brani di stampo jazzistico, alcuni dei quali arricchiti dalla collaborazione del clarinetto di Gabriele Mirabassi e del contrabbasso di Gabriele Pesaresi.

Continua il mio impegno teatrale con l’opera di Giorgio Felicetti, attore e autore di “Fissò Armonikòs”, uno spettacolo che narra la storia della fisarmonica, dei suoi abili suonatori e di artigiani-artisti che hanno costruito questo strumento. Dopo il successo di pubblico al Festival della Narrazione di Arzo, in Svizzera, replicheremo in diversi teatri marchigiani.