L’approccio “fisico” alla fisarmonica

L’ardore espressivo è il valore aggiunto del fisarmonicista Michele Bianco

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Michele Bianco (ph Michele Pignatelli)Michele Bianco è un talento cristallino della fisarmonica. Dalla lodevole preparazione tecnica, il suo vero tratto distintivo è la “fisicità” comunicativa attraverso cui riesce a raccontarsi e a descriversi al pubblico con autenticità e trasporto emotivo, vivendo intensamente le proprie sensazioni mentre stringe a sé la fisarmonica come se fosse un prolungamento della sua anima. Bianco parla delle sue esperienze artistiche e umane più importanti, quelle che lo hanno arricchito musicalmente e interiormente.

Oltre a eccellere negli studi durante il tuo percorso accademico, ti sei brillantemente contraddistinto facendo incetta di premi internazionali in Italia e in Europa. Quali sono le tue peculiarità artistiche che hanno incontrato il gusto dei giudici che ti hanno valutato nei numerosi concorsi vinti?

Ho intrapreso lo studio della fisarmonica classica presso il conservatorio “Tito Schipa” di Lecce sotto la guida del M° Germano Scurti. Insieme abbiamo lavorato intensamente alla preparazione dei concorsi e ad una mia crescita artistica e professionale. L’attenzione alla tecnica e ad una più generale pratica della cura del sé sono state di fondamentale importanza per una maturazione sul piano umano e artistico e nella gestione di una pratica quotidiana costante. Un doveroso ringraziamento va al mio maestro per tutti gli insegnamenti e i valori che mi ha trasmesso. Credo che la cura, l’attenzione, l’energia e la fisicità appartenenti al mio modo di far musica abbiano incontrato il gusto delle giurie. Cerco di vivere la pratica strumentale con molta attenzione ai particolari, alla precisione, alle sfumature e all’esigenza di interpretare la musica fisicamente, di essere attivo cercando di valorizzare le sensazioni che la musica stessa produce dentro di me. Penso che queste caratteristiche siano state riconosciute dai giudici dei concorsi e devo ritenermi molto soddisfatto del lavoro che ho fatto negli anni e della preparazione che la mia istituzione di provenienza, il conservatorio “Tito Schipa”, mi ha dato durante i miei studi.

Germania, Spagna, Belgio, Romania, Lituania, Albania, Francia, Serbia, Svizzera, Portogallo, oltre ovviamente all’Italia, sono i Paesi in cui ti sei esibito e ti esibisci tutt’ora. In queste nazioni, ci sono analogie e differenze sostanziali in merito alla cultura fisarmonicistica?

Se fino a qualche tempo fa poteva esserci qualche differenza o differenze sostanziali tecnico-strumentali e sul piano interpretativo, col tempo tutto ciò si è assottigliato sempre più. Non credo ci possano essere vere e proprie differenze in questo periodo storico, perché ormai le varie scuole nazionali di fisarmonica si equivalgono sul lato tecnico-strumentale e, inoltre, credo che la cultura fisarmonicistica stia navigando a livelli sempre più alti in termini di interpretazioni, opere musicali e didattiche ad essa dedicata. Anche i compositori italiani hanno dedicato e continuano a dedicare la loro attenzione alla fisarmonica classica. Mi sento di dire che un po’ in tutte le nazioni in cui sono stato la situazione è più o meno la stessa. Ci sono giovani come me che cercano di far conoscere sempre più la fisarmonica classica ed è bello condividere questo lavoro con molti di loro.

Sirius Accordion Trio (ph Damiano Rosa)Uno fra i tuoi progetti più importanti è il Sirius Accordion Trio, formazione che ottiene svariati consensi di pubblico e critica. Qual è la genesi di questo trio e qual è il repertorio che proponete?

Il Sirius Accordion Trio è una formazione di fisarmoniche composta da Alberto Nardelli, Pietro Secundo e da me, nato nel 2019 nella classe del M° Germano Scurti. Lo scopo comune è avere un progetto artistico da condividere e in cui credere, ovvero emancipare la fisarmonica da strumento relegato quasi esclusivamente all’ambito popolare e proporlo nelle più rinomate sale concertistiche della scena nazionale ed internazionale. La nostra scelta dei programmi musicali è incline verso un tipo di repertorio che possa esprimere il massimo potenziale con repertori specifici scritti appositamente per questo tipo di formazione cameristica. La specificità di   quest’organico è costituita, appunto, da un repertorio che spazia dalle esperienze contemporanee della   scuola russa alle ultime ricerche della scuola di compositori del Nord Europa, fino a rielaborazioni originali di opere di vari autori. Il nostro strumento è ancora molto giovane se lo si paragona ad altri con una storia ultracentenaria. Proporre programmi originali, seppur sconosciuti o poco conosciuti, è un’operazione artistica e culturale davvero molto importante. Ritornando per un attimo sui repertori, il nostro programma attinge dalla cultura dell’Est Europa e del Nord Europa con autori del calibro di Viatcheslav Semyonov, Gyula Bankövi, Al’fred Garrievič Šnitke, Kimmo Hakola, Petri Makkonen e altri compositori che hanno dedicato pagine pregevoli al nostro strumento. Cerchiamo di renderli fruibili non soltanto attraverso l’attenzione e la cura dei minimi particolari, poichè sfruttiamo e curiamo l’insieme, la dimensione espressiva, intesa come conoscenza ed espressione del sé, del messaggio che vogliamo comunicare non solo con le note, ma anche e soprattutto con la mente e con il corpo, tre corpi che entrano in azione e veicolano un messaggio ben preciso. Nel nostro caso ci piace esprimere una forte energia, entusiasmo in ciò che facciamo e in quello in cui crediamo.

Proprio con il Sirius Accordion Trio, oltre ai vari concerti tenuti in Italia e all’estero, avete raggiunto una notevole esposizione mediatica come in occasione della diretta su Rai Radio 3 Suite al programma “La Stanza della Musica”. Sul piano umano e professionale, come avete affrontato e vissuto questa esperienza?

Siamo tre musicisti giovani che provengono dalla stessa classe di fisarmonica del conservatorio “Tito Schipa” di Lecce. Abbiamo valori e intenti comuni, siamo colleghi, curiamo molto i rapporti umani. Il trio è una delle nostre priorità, cerchiamo di avere il massimo rispetto l’uno degli altri e già questo, per me, rappresenta un punto fondamentale su cui poter costruire qualcosa d’importante. L’esperienza a Rai Radio3 Suite al programma “La Stanza della Musica” ha rappresentato un momento molto significativo per noi e per la fisarmonica italiana, perché abbiamo cercato di presentarla nel miglior modo possibile, per ciò che siamo e per quello in cui crediamo. Una diretta in prima serata di un’ora e mezza, insieme al conduttore radiofonico Oreste Bossini, in cui si è parlato delle caratteristiche e delle peculiarità del nostro strumento e del messaggio artistico che la nostra formazione vuole esprimere. Un momento davvero importante per noi, per il nostro trio, per il repertorio che presentiamo, dunque un altro capitolo professionale indimenticabile in termini di crescita. Suonare in prima serata e parlare novanta minuti in un programma radiofonico è stata un’esperienza significativa. Eravamo entusiasti e carichi di energia, pronti per esprimere il nostro potenziale e il nostro messaggio artistico.

Focalizzando l’attenzione sulla tua discografia, nel 2019 è stato pubblicato il disco Gogol con il trio di fisarmoniche Lecce Accordion Project. Quali sono i tratti distintivi di questo lavoro discografico?

Il Lecce Accordion Project, formato da Giovanni Fanizza, Francesco Coluccia e da me, ha segnato un momento assai importante del mio percorso artistico, perché è stato il mio primo trio di fisarmoniche. Il disco Gogol racchiude il nostro percorso. Nel CD è presente il messaggio che portavamo con noi nelle sale da concerto e nei concorsi musicali. Voglio raccontare brevemente un’esperienza significativa, cioè la premiazione in qualità di vincitori del 2° Premio alla XII edizione del “Premio delle Arti” in musica da camera, indetto dal MIUR e che punta a valorizzare e a premiare l’eccellenza della formazione artistica e musicale espressa dai conservatori e dalle Accademie di Belle Arti, tenutosi al “Teatro Alighieri” di Ravenna nel 2018. Per la prima volta nella storia del concorso, un trio di fisarmoniche ha raggiunto un riconoscimento così prestigioso nell’ambito della musica da camera ottenendo ampi consensi della giuria e del pubblico.​ A Lecce, dunque, al Conservatorio “Tito Schipa”, si radicalizza il metodo del successo e si alimenta un lavoro innovativo sulla fisarmonica e sul suo repertorio. Mi sento in dovere di ringraziare il mio maestro (Germano Scurti, ndr) per la sua inestimabile competenza e per averci dato la possibilità di avviare e portare avanti un progetto formativo che si colloca ai livelli più alti della scena musicale. Un percorso che ci ha consentito di intraprendere questa strada, in qualche modo pionieristica, con l’incisione e la pubblicazione del disco Gogol per l’etichetta “Maffucci Music”, disponibile in tutte le piattaforme digitali di distribuzione musicale, che include delle opere uniche per una formazione di questo genere, con autori del calibro di Vladimir Zubitsky, Jukka Tiensuu, Anatoly Kusyakov, Bogdan Precz, Wladislav  Zolotarev. Anche in questa realizzazione discografica, il nostro focus è stato incentrato sui lavori originali, unito ad alcune trascrizioni. Il tutto volto a esprimere il massimo potenziale del nostro strumento e del nostro trio di fisarmoniche.

Michele Bianco (ph Michele Pignatelli)Nel 2021, invece, è uscito il tuo primo disco da solista intitolato Silhouetten. Dal punto di vista tecnico e interpretativo, quali sono le maggiori difficoltà nella registrazione di un CD in “Solo”?

Trattandosi di un progetto discografico da solista si è completamente “scoperti” e bisogna tirar fuori il massimo col minimo margine d’errore.  È proprio da questo che ho preso maggiore carica e la motivazione per fare al meglio il mio primo disco. Ho voluto includere i lavori più importanti che mi hanno accompagnato nel mio percorso di studi non solo fatto di esami al conservatorio, ma di partecipazione in concorsi nazionali ed internazionali per misurarmi con i fisarmonicisti di tutto il mondo. Ho lavorato tanto insieme ai fonici per trovare il proprio suono e per poter ottenere la massima resa dalle registrazioni audio. Questo CD è stato pubblicato dall’etichetta Da Vinci Publishing.

Sempre nel 2021 hai pubblicato con il M° Germano Scurti il volume II “Technique for Accordion”. Quali sono gli argomenti principali trattati in questo metodo?

Fino a qualche tempo fa, a noi fisarmonicisti classici mancavano particolari riferimenti per poter studiare la tecnica. Il maestro Germano Scurti, con il primo volume dedicato alla tecnica digitale per lo sviluppo della forza, l’uguaglianza e l’agilità delle dita, mette in campo tantissimi strumenti con cui poter accrescere e affinare le proprie capacità tecniche. Un volume che abbiamo studiato tutti nella classe del conservatorio “Tito Schipa”, grazie a cui ho potuto notare sin da subito un miglioramento esponenziale della tecnica. Quello del M° Scurti è un lavoro di tre volumi, editi da Ars Spoletium Publishing & Recording. Il primo l’ho accennato, il secondo dedicato agli arpeggi è proprio quello su cui concentrerò la mia attenzione, mentre il terzo volume è dedicato allo studio delle scale. Il secondo, Technique for Accordion, Arpeggios, comprende tutta una serie di esercizi mirati a migliorare la fluidità, la precisione e la “geografia” dello strumento attraverso lo studio e la pratica degli arpeggi sulla fisarmonica, cioè il modello italiano C-Griff. La necessità, come già detto, è avere dei riferimenti didattici per una pratica quotidiana in grado di portare allo sviluppo delle qualità tecnico-funzionali di un fisarmonicista. Tecnica che viene utilizzata per affrontare lo studio dei brani in maniera più efficace e consapevole. Credo che questo testo sia veramente utile per noi fisarmonicisti e spero in un’ampia diffusione di questi testi didattici. A breve, come accennavo, uscirà il terzo volume dedicato allo studio delle scale. Grazie all’impegno e alla ricerca di una pratica quotidiana e consapevole nel provare a rispondere ad un’esigenza di strumenti didattici specifici per la fisarmonica modello Bayan C-Griff, finalmente, posso dire che l’Italia può disporre di libri di tecnica concepiti per la fisarmonica classica attraverso cui poter praticare e accrescere le qualità tecnico-funzionali. Sono estremamente soddisfatto e grato di far parte di questo progetto e di lavorarci insieme al M° Germano Scurti.

Venendo al tuo strumento, quale modello di fisarmonica utilizzi in studio di registrazione e dal vivo?

Un Pigini Sirius Millennium.

La tua agenda artistica del 2024 è già fitta di impegni per l’immediato futuro?

Sarò impegnato a febbraio in un concerto da solista nelle “Sale Apollinee” del “Teatro La Fenice” di Venezia. In aprile suonerò nel museo del “Teatro alla Scala” di Milano e terrò tanti altri concerti con il Sirius Accordion Trio. A breve inciderò un disco proprio con il Sirius Accordion trio, e presto, come già detto, pubblicherò insieme al mio maestro Germano Scurti il 3° volume di tecnica dedicato allo studio delle scale. Ma sono in cantiere molti altri progetti.

 

(Foto Accordion Sirius Trio di Damiano Rosa, foto Michele Bianco di Michele Pignatelli)

 

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