Autoritratto di Goffredo Petrassi – L’avventura della vita

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Autoritratto di Goffredo PetrassiL’avventura – perché davvero di avventura si trattò – della vita di Goffredo Petrassi (1904 – 2003) iniziò “su un carro a vino, attraverso la campagna romana, lungo tutti i trentadue chilometri di strada che separavano Zagarolo da Roma. Così, in mezzo ai barili di vino […]”. Questo ricordo, di genere tanto raro tra i grandi musicisti, spesso figli d’arte, appare tra le primissime pagine del bel libro di Carla Vasio, Autoritratto di Goffredo Petrassi, edito da STEM Mucchi Editore, piccola, raffinata – per catalogo e veste grafica – casa editrice modenese. Il testo non è una novità (lo pubblicò già Laterza nel 1991 e Mucchi lo ha riproposto nel 2017), ma vale la pena tornarvi perché è una «chicca», che ha appassionato, e potrà ancora appassionare, musicisti, musicologi, irriducibili ascoltatori di buona musica, studiosi e cultori di storia e di (auto)biografie, estimatori della bella scrittura, e tanti altri ancora. Carla Vasio fu amica di Petrassi e ricevette dalle labbra del Maestro il racconto della sua vita, sapendolo tradurre in pagine ricche di armonia.
Quando arrivò a Roma, Goffredo Petrassi aveva appena sette anni e, due anni dopo, fu selezionato per il corso per pueri cantores della scuola elementare che frequentava. Nel 1919, non avendo potuto ricevere una formazione scolastica completa, andò a lavorare come garzone nel negozio di musica Grandi, nelle vicinanze del Conservatorio di Santa Cecilia, frequentato da molti musicisti romani. Furono proprio alcuni di questi che, dopo averlo ascoltato suonare, gli offrirono l’opportunità di studiare musica, gratuitamente, con loro. Poi, l’ammissione al Conservatorio, le prime partiture, il diploma in composizione e quello in organo, l’insegnamento (antidogmatico), la nascita di relazioni – prima fra tutte quella con Alfredo Casella – che avrebbero segnato la sua ulteriore formazione. Ecco, una cosa che impressiona del libro di Carla Vasio è che un testo così poco voluminoso abbia ben quattro, fitte pagine dedicate all’indice dei nomi. Sono quelli degli incontri – reali o virtuali – che hanno costellato la crescita esistenziale e culturale di Goffredo Petrassi: da Monteverdi, “cui debbo molto”, a Richard Strauss, “un musicista di taglio altissimo”; da Debussy a Schönberg e Stravinsky; da Bertolt Brecht a Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, del quale “musicai la traduzione del Cordovano di Cervantes, facendone una breve opera”. E poi, i pittori: Scialoja, Severini, De Chirico. Perché “dalla pittura”, raccontò Petrassi a Carla Vasio, “ho avuto degli apporti di stimolo nell’immaginazione, nella fantasia, che sono stati molto forti. Più dalla pittura che dalla letteratura”. Carla Vasio non intervista Goffredo Petrassi e il libro, come ricorda il curatore Claudio Morandini, “non è un trattato musicologico”, ma il frutto di un dialogo ininterrotto tra due protagonisti della cultura italiana e internazionale. Tra due persone legate, soprattutto, da una lunga, commossa amicizia.
Non credo che potremo essere accusati di fare spoiler rivelando le ultime battute del racconto, che ben sintetizzano l’intero percorso esistenziale di Goffredo Petrassi e del quale costituiscono una sorta di testamento spirituale: “Mi sembra di vedere che ho avuto un destino preciso fin dall’inizio: fare il musicista. Ho cercato di realizzarlo nel modo migliore. Comunque oggi ringrazio il destino che mi ha fatto nascere musicista e mi ha permesso di alimentare questa passione per tutta la vita”.

 

Carla Vasio, scrittrice e poetessa, ha partecipato – unica donna – al Gruppo 63. Tra il 1967 e il 1972 ha gestito la Libreria dell’Oca a Roma. È stata in rapporto con i protagonisti dell’astrattismo pittorico e della nuova musica

 

Carla Vasio, Autoritratto di Goffredo Petrassi
Editore: STEM Mucchi Editore, Modena
Anno di edizione: 2017
Pagine: 174, brossura, € 15,00

 

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