“Che Schönberg mi perdoni” (2° parte)

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“CHE SCHÖNBERG MI PERDONI”
La musica nel cinema d’animazione di Walt Disney
(seconda parte)

 
“La musica” – ha detto Walt Disney – “possiede un grande potere. Potete trovarvi nel buio di un cinematografo ad assistere, vostro malgrado, a una scena da film monotona e ripetitiva; ma, nel momento in cui ci mettete dentro la musica, ecco che la pellicola, come per incanto, acquista vitalità, uno straordinario vigore”. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Walt Disney)Sarà per questo che Disney ha affidato alla musica un ruolo così determinante nei suoi cartoon. A partire, soprattutto, dalle Silly Symphonies. Dopo il successo di Steamboat Willie, la cui colonna sonora era costituita da un paio di motivetti popolari (quello che dà il titolo al cartone e l’irlandese Turkey in the Straw), Disney scrittura un musicista professionista, Carl Stalling, il quale, dopo aver musicato i due cortometraggi muti di Topolino che avevano preceduto Steamboat Willie, L’aereo impazzito (Plane Crazy) e Topolino Gaucho (Galoppin’ Gaucho), entrambi del 1928 (nel secondo, Topolino e Minnie si esibiscono in un arditissimo tango argentino), partorisce l’idea di costruire il film d’animazione sulla base di una colonna sonora composta precedentemente[1]. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Carl Stalling)Nascono così le Silly Symphonies, che dal 1929 al 1938, sia con l’utilizzo di brani musicali originali, sia con repertorio classico o popolare appositamente orchestrato, terranno il pubblico di tutto il mondo incollato agli schermi cinematografici. Le prime Silly non hanno neppure una vera e propria trama e consistono, sostanzialmente, in una successione di balletti senza un protagonista fisso, come, invece, accade nella serie parallela dedicata a Topolino. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Silly Symphony)Dal 1932, e con l’adozione del colore, le Sinfonie Allegre (questo il nome italiano della serie), avrebbero attinto, invece, al repertorio fiabesco, dando anche i natali a Paperino, in una di esse: La gallinella saggia (The Wise Little Hen, 1934).
Stalling e Disney si erano conosciuti molti anni prima a Kansas City, dove il primo suonava l’organo e il pianoforte e il secondo muoveva i primi i passi nel mondo dell’animazione. Stalling sarebbe rimasto alla Disney solamente per pochi anni, ma avrebbe segnato per sempre gli indirizzi musicali di quella come di tutte le produzioni americane di cartoon, facendo scuola, particolarmente, in quegli accompagnamenti composti da uno scatenato susseguirsi di musiche dalle origini più disparate: canzoni, melodie originali, arie popolari, inni militari, romanze e così via, “in una dinamica infernale e con risultati che sconfinano nel surreale, in una ‘politica dell’eccesso’ che, costruita sulle citazioni, precorre un modo tutto moderno di assemblare materiali per approdare a nuovi territori di emersione del senso”[2]. Stalling, inoltre, perfeziona il metodo di sincronizzazione tra suono e figure animate, applicandolo per la prima volta ai cortometraggi di Topolino e che, proprio per questo motivo, sarà chiamato mickeymousing. La prima delle Silly Symphonies, firmata musicalmente da Carl Stalling, è La danza degli scheletri (Skeleton Dance, 1929). Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Skeleton Dance)L’ambientazione – di sapore gotico – è quella, notturna, di un piccolo cimitero di campagna. Tra lo stridio di una civetta e l’ululato di un cane selvatico, da una tomba emerge uno scheletro, che si muove furtivamente al suono della Danse macabre di Saint-Saens. Di lì a poco, altri scheletri riprendono vita, ballando, come marionette, sulle note della Danza dei nani di Grieg (n. 4 della Suite lirica op. 54), arrangiata da Stalling per orchestra da camera e xilofono. I morti viventi si producono in volteggi e capriole, perdono – letteralmente – la testa o la lanciano contro la civetta, allungano, accorciano e mescolano le proprie ossa, suonano, come Topolino in Steamboat Willie, quel che capita loro tra le mani: colonne vertebrali e gabbie toraciche sono trasformate in xilofoni, un gatto nero diventa un violoncello. Finalmente, un gallo annuncia l’alba. In ordine sparso, e perdendo pezzi qua e là, gli scheletri tornano nelle proprie tombe, mettendo fine ad una notte di surreale follia. Le Silly Symphonies rappresentano l’affermazione della pura fantasia audiovisiva fin dalle locandine affisse all’ingresso delle sale cinematografiche, che raffigurano il titolo della serie inquadrato tra le righe del pentagramma.
Nonostante i successi ottenuti, gli attriti con Walt Disney porteranno Stalling a lavorare altrove. Per la concorrente Warner darà vita, assieme agli animatori, alle serie delle Merry Melodies e dei Looney Tunes. La produzione delle Silly Symphonies, tuttavia, non si arresta. Nel 1932, esce Fiori e alberi (Flowers and Trees), il primo cartone a colori, in cui le piante si animano al suono delle musiche di Schubert e di Mendelssohn, arrangiate da Frank Churchill, il più autorevole tra i successori di Stalling, e che si aggiudicherà l’Oscar per il Miglior Cortometraggio d’Animazione, appena istituito dall’Academy di Hollywood. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Flowers and Trees)Churchill è l’autore del primo e più importante successo musicale della Disney, Who’s Afraid of the Big Bad Wolf?, la filastrocca che fa da colonna sonora alla Silly Simphony I tre porcellini (Three Little Pigs, 1933). Negli Stati Uniti, che, faticosamente, cercano di risollevarsi dagli esiti catastrofici del crollo della borsa di Wall Street (1929), la canzone, soprattutto dopo l’appello di Roosevelt agli americani affinché si rimbocchino le maniche, viene percepita come una sorta di inno nazionale contro la crisi, rappresentata dal lupo cattivo. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Roosevelt)Generalmente, i cortometraggi disneyani restano in cartellone due settimane, ma I tre porcellini tengono banco per mesi. La Disney non aveva mai pubblicato le colonne sonore dei propri film e si presenta impreparata di fronte al successo della canzone di Frank Churchill. Solamente dopo innumerevoli tentativi di plagio, Roy Disney, fratello e socio di Walt, nonché accorto amministratore dell’azienda, firma un contratto con la casa discografica di Irving Berlin. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Three Little Pigs)
Tutte le Silly Simphonies elevano a protagonista la musica, ma ce n’è una che, fin dal titolo, lo fa più di ogni altra: Il paese della musica (Music Land, 1935), la cui trama è chiaramente ispirata a Romeo e Giulietta. Se in cartoni precedenti, come Steamboat Willie e Skeleton Dance, gli animali venivano trasformati in strumenti musicali, in Music Land accade pressoché il contrario: gli strumenti assumono caratteri antropomorfi e diventano attori della storia. Star del cartoon sono un giovane, impetuosissimo sax e una dolce, romantica violina. Lui figlio del Re dell’Isola del Jazz, lei figlia della Regina della Terra della Sinfonia. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Music Land)A dividere i due Regni – e i due innamorati – oltre alle evidenti differenze musicali, c’è il Mare della Discordia. Sono anni, quelli in cui viene realizzato il cortometraggio, in cui il jazz si va sempre più affermando e i genitori dei due «ragazzi» interpretano gli stereotipi dei sostenitori dei due generi musicali rivali: altèra e snob la regina, stravagante e inguaribile seduttore il re (ma non è da escludere, anche, qualche riferimento alle diverse tradizioni culturali e di costume dell’America bianca e di quella nera). Mentre alla corte della Terra della Sinfonia, la Regina assiste, sonnecchiando, ad un minuetto danzato da arpe e violini, a quella dell’Isola del Jazz, il Re partecipa direttamente ad uno sfrenatissimo swing con sassofoni, batterie e sensualissime – nonché «hawaianamente» poco vestite – chitarrine. Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Music Land)I due innamorati approfittano della distrazione dei genitori per incontrarsi. Il giovane sax attraversa il Mare della Discordia, ma, dopo pochi istanti trascorsi con la sua bella, viene arrestato dagli sgherri della Regina e rinchiuso in un carcere, che ha l’aspetto di un metronomo. Qui, il prigioniero scrive un messaggio – musicale, ovviamente – al padre, e un errore di ortografia si trasforma in una stonatura. La richiesta d’aiuto giunge a destinazione con l’aiuto di due uccellini … ed è subito guerra! Una gigantesca brassband lancia i propri colpi verso il nemico. Dalla Terra della Sinfonia, risponde un grande organo a canne trasformato in una batteria di cannoni. La prigione viene abbattuta e il sax si precipita a cercare la sua violina. Insieme, i due giovani si frappongono agli eserciti. I genitori non possono che sospendere le ostilità e, nel momento in cui si incontrano, anche tra loro scocca la scintilla dell’amore. Un doppio matrimonio – con gli «uomini» un po’ riluttanti, a dire il vero – celebrato da un anziano contrabbasso (strumento apprezzato nella classica e nel jazz), metterà per sempre fine alla rivalità tra i due Regni, che, da quel momento, saranno uniti anche dal Ponte dell’Armonia.
Che Schonberg mi perdoni (seconda parte - Biancaneve)Il lavoro svolto per le Silly Simphonies costituisce una sorta di vero e proprio laboratorio nel quale Walt Disney ed i suoi collaboratori hanno sperimentato tutte quelle tecniche – nell’ambito del colore, della profondità di campo, dell’animazione, della regia e, non ultime, della sonorizzazione e della creazione di partiture originali oltreché del rapporto suono/visione – che sfoceranno e offriranno il meglio in Biancaneve e i Sette Nani (Snow White and the Seven Dwarfs, 1937), il primo lungometraggio della storia del cinema d’animazione, che, non a caso, nei primi anni della sua lavorazione, Walt chiamava The Feature Symphony, reputandolo il punto d’arrivo di quel processo evolutivo iniziato proprio con le Silly Simphonies.

 

NOTE

[1]Cfr. la prima parte di questo articolo in https://www.strumentiemusica.com/notizie/la-musica-nel-cinema-danimazione-di-walt-disney-1-parte/
[2]Ermanno Comuzio, “È ‘casta’ la musica dei film Disney?”, in G. Bendazzi, M. Cecconello, G. Michelone, Coloriture. Voci, rumori, musiche nel cinema d’animazione, Bologna, Pendagron, 1995, p. 249.

 

PER APPROFONDIRE

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

AA.VV, Topolino. 60 anni insieme, Milano, Electa, 1993.

COLANGELO, Giuseppe, Il pentagramma di luce. Film, storia e curiosità sulla “musica” nel cinema”, Milano, Book time, 2013.

EJZENŠTEJN, Sergej Michailovič, Walt Disney, Roma, Castelvecchi, 2017.

GIUSTI, Marco, Dizionario dei Cartoni Animali, Milano, A. Vallardi, 1993.

THOMAS, Bob, Walt Disney, Milano, Mondadori, 1980.

www.disneyanimation.com

www.ilsollazzo.com/c/disney

 

LINK AUDIOVISIVI

https://youtu.be/5BqM8nU7-b8