Maria Callas: alle origini del mito

Stephen Hastings, “Maria Callas. La formazione dell’artista (1923-1947)”

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Maria Callas. La formazione dell’artista - copertina-libroLa fase della formazione è di fondamentale importanza nel processo di crescita di un artista. È l’imprinting su cui si costruisce lo sviluppo del suo percorso futuro, la radice del suo talento creativo e/o interpretativo. Anche in un’intervista ritengo che sia sempre indispensabile rivolgere a un musicista qualche domanda sulla sua formazione, in relazione non solamente ai Maestri con cui ha compiuto gli studi, ma anche agli interessi, alle passioni – musicali e culturali – coltivate in gioventù: i primi ascolti, le prime letture e così via.

Nel suo Maria Callas. La formazione dell’artista (1923-1947), pubblicato da Zecchini (settembre 2023), Stephen Hastings fa molto di più (e non poteva essere altrimenti, visto il calibro dell’autore), traducendo quasi in un “romanzo di formazione” il proprio saggio sui primi (quasi) venticinque anni di vita e di canto della “Divina”. Stephen Hastings è uno dei massimi studiosi della vocalità nel teatro d’opera e affronta il tema della formazione di Maria Callas proprio a partire dal contesto – ambientale, culturale, psicologico, professionale – dei primi decenni della sua vita: la famiglia (e i relativi rapporti, spesso conflittuali, con i suoi membri), “la furie d’apprendre“ dell’adolescente, le privazioni degli anni di guerra, gli studi, i Maestri, la fragilità umana. Dalla nascita (1923) e l’infanzia a New York, figlia di una coppia greca lì emigrata, al trasferimento in Grecia (1937) con la madre, che si era separata dal marito, dal ritorno negli Stati Uniti (1945) all’arrivo, finalmente, in Italia (1947), Hastings ripercorre le prime tappe fondamentali di quel breve ma così intenso viaggio artistico e umano, che avrebbero fatto di una giovanissima Maria “LA” Callas, sottolineando, con quell’articolo determinativo posto davanti al suo cognome, non tanto – e in maniera non politically correct – l’appartenenza al genere femminile, ma “LA” sua unicità. Come a dire “LA” divina, “LA” cantante per eccellenza.

L’intento di Hastings è chiaro fin dall’inizio. Le prime battute della prefazione sono, infatti, coerenti con l’intero svolgersi della narrazione. L’incipit, citazione da Bruno Tosi, giornalista e storico della musica, recita, infatti, così: “Oggi si sente spesso ripetere che quando sbarcò in Italia Maria non era ancora nessuno, che solo in Italia, e dopo il matrimonio con Battista Meneghini, poté completare la propria formazione. Sono affermazioni assurde […]”. E, ancora, nel primo capitolo, intitolato “Oltre il Novecento”, Hastings dichiara che la forza espressiva del canto della Callas è tale che “viene spontaneo interrogarci sulle origini di un simile dono comunicativo”. L’autore risponde a questo interrogativo nei successivi quattordici capitoli e in una galleria fotografica in cui, tra sorrisi e pose di maniera, si colgono sguardi, che, osservando con attenzione, svelano la vicenda umana presente e presagiscono quella futura di Maria Callas. Viene da pensare, che, come in quelle foto, in lei siano coesistiti “impulsi che la portavano simultaneamente alla ricerca della perfezione e a una forma di autodistruzione”.

Il libro di Stephen Hastings costituisce un contributo importante in prossimità del centenario della nascita (2 dicembre) della Callas. Lo studioso inglese, infatti, oltre alle sue originali osservazioni (soprattutto, quelle ispirate dall’ascolto del lascito discografico dell’artista), tira le somme di decenni di ricerche confluite in una vastissima bibliografia. Come vastissime furono le stratificazioni della personalità artistica di Maria Callas, capace di individuare un “timbro diverso per ogni personaggio interpretato”. E, ancora, la Callas dello studio minuzioso, dell’incanto prodotto dal suo canto, della potenza dello sguardo come dell’inclinazione, così conturbante, da risultare “camaleontica” anche fuori scena.

 

Stephen Hastings, Laureato in Lettere all’Università di Oxford, è critico musicale dal 1982, specializzato negli studi sulla vocalità nel teatro d’opera. Ha collaborato ai quotidiani “Bresciaoggi” e “La Repubblica” e alle riviste “Sipario”, “La Rivista dei Libri”, “The Smithsonian”, “Gramophone”, “Scherzo” e “Musica”, della quale è stato direttore responsabile dal 2000 al 2014. Dal 1991, è corrispondente dall’Italia del mensile “Opera News” e attualmente collabora anche con le riviste inglesi “Opera” e “The Record Collector”. Ha pubblicato saggi sui programmi di sala del Teatro Regio di Parma, del Teatro Regio di Torino, dell’Arena di Verona, del Teatro Verdi di Trieste, del Teatro Bellini di Catania, del Teatro Massimo di Palermo e del Teatro Donizetti di Bergamo. Ha partecipato, come membro della giuria, a nove concorsi internazionali di canto e agli International Classical Music Awards. Nel 2012, la University of Rochester Press ha pubblicato il suo libro sul lascito discografico del tenore Jussi Björling (The Björling Sound), che è stato premiato nel 2013 dall’Association for Recorded Sound Collections. È stato relatore in due importanti convegni dedicati a Maria Callas, organizzati da Settembre Musica (2007) e dal Maggio Musicale Fiorentino (2023).

 

Stephen Hastings, Maria Callas. La formazione dell’artista (1923-1947)

Editore: Zecchini, Varese

Anno di edizione: 2023

Pagine: 210, bross., ill. € 25,00

 

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