Il sacro fuoco del teatro

Fabrizio della Seta, “Bellini”

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Fabrizio Della Seta - BelliniIntervallati l’un l’altro da un brevissimo lasso di tempo, cinque volumi editi da il Saggiatore fanno la propria apparizione in libreria per aprire la serie «L’opera italiana»: Verdi, Bellini, Rossini, Donizetti e Puccini. “In questi nomi” – scrive il curatore, Paolo Gallarati – “si compendia la stagione più rappresentativa e universalmente amata del melodramma […]”. Un progetto editoriale rivolto a un “lettore curioso”, prosegue Gallarati, “desideroso di accostarsi al teatro lirico attraverso un tipo di ascolto consapevole” allo “studente delle superiori o dell’università, interessato a capire come funziona la drammaturgia del teatro cantato e quali affinità e differenze possiede rispetto al teatro di parola e al cinema” all’appassionato “intenditore che intende approfondire la conoscenza dei singoli musicisti con uno sguardo globale sulla vita e sull’opera, di solito trattate separatamente, qui invece intrecciate in forma narrativa in modo da illuminare la personalità del singolo attraverso le scelte artistiche, le lettere, i documenti; tutti coloro, infine, che si sentono attratti dalla bellezza e dalla forza espressiva della musica”.

Gli obiettivi e il target di questa collana editoriale sono ricchi quanto, a dir poco, ambiziosi, ma, non per questo, irrealizzabili. Soprattutto se a «guidare» ogni volume vengono chiamati studiosi in grado di coniugare competenza e capacità di divulgazione: merce, quest’ultima, come ho avuto modo di notare in qualche altra occasione, assai rara in Italia. È il caso di Fabrizio Della Seta a cui è stato affidato il racconto delle vicende umane e artistiche del “Cigno catanese”. D’altra parte, tra i tanti meriti accademici, Della Seta ha anche quello di essere condirettore dell’Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini e presidente del Comitato scientifico del Centro Studi Belliniani dell’Università di Catania.

Vincenzo Bellini ebbe vita breve: morì a Parigi, nel 1835, a soli trentaquattro anni, ma ci ha lasciato, ugualmente, opere indimenticabili. Le più note e rappresentate sono, indubbiamente, Norma, La sonnambula e I puritani, ma anche I Capuleti e i Montecchi, composta precedentemente e, recentemente, tornata in scena al Teatro Massimo “Bellini” di Catania con la regia di Gianluca Falaschi e la direzione d’orchestra di Fabrizio Maria Carminati, presenta caratteri interessanti per la novità dell’invenzione, che anche Hector Berlioz colse.

Al racconto delle trame Della Seta unisce una sintesi dei rapporti con le fonti letterarie e accompagna una lettura complessiva con l’esame più approfondito di alcune scene sia sotto il profilo della narrazione, sia sotto quello più strettamente musicale, in un percorso ipertestuale in cui ricchissimi sono i suggerimenti di ascolto, di visione, di lettura. Lettura, anche, della fortuna critica dell’opera di Bellini, che è stato oggetto di attenzione non solamente da parte dei musicologi, ma anche dei colleghi coevi e futuri: da Robert Schumann a Luigi Nono e Luciano Berio, passando per Rossini, Wagner, Ravel, Pizzetti, Malipiero. Quasi tutti ne sottolinearono le carenze in tema di armonia e di orchestrazione, lodandone, invece, la capacità d’inventare “magnifiche melodie di rarissima qualità” (Stravinsky). A studiosi del Novecento, in particolare a Friedrich Lippmann e William Rothstein, il merito – ricorda Della Seta – di aver impostato “lo studio analitico-stilistico della melodia belliniana nelle sue valenze ritmiche, armoniche, formali e nel suo rapporto col testo poetico”.

In conclusione, il libro appare come una sorta di documentario sull’esistenza e sull’intera produzione belliniana, sulle sue concezioni artistiche, sulla sua continua ricerca della perfezione, sulle sue relazioni – personali e professionali – e sul suo tempo, e in cui la voce narrante, quella di Fabrizio Della Seta, riesce a essere accattivante anche nei rari passaggi «tecnici», indispensabili, anch’essi, per “scoprire […] un musicista animato dal sacro fuoco del teatro”.

 

Fabrizio Della Seta, musicologo, è nato a Roma nel 1951. Ha ricoperto numerosi incarichi di prestigio, soprattutto in qualità di docente in Conservatori e Facoltà universitarie italiane e straniere. È, inoltre, condirettore della Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini; presidente del Comitato scientifico del Centro Studi Belliniani dell’Università di Catania; membro del Comitato direttivo di The Works of/Le opere di Giuseppe Verdi, della Commissione scientifica della Edizione nazionale delle opere di Giovan Battista Pergolesi, del Comitato scientifico dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani e del comitato direttivo dell’annuario «Studi verdiani».

Dal gennaio 2021 è presidente della Commissione per l’Edizione nazionale dei carteggi e dei documenti verdiani.

 

Fabrizio della Seta, Bellini (L’opera italiana)

Editore: il Saggiatore, Milano

Anno di edizione: 2022

Pagine: 454, ill., bross., € 37,00

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Foto: Francesco Lombardi, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons