Una lingua comune

Luciano Chailly, “Buzzati in musica. L’opera italiana nel dopoguerra”

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Buzzati in musica. L’opera italiana nel dopoguerraLa prima parola che viene in mente, anche solo scorrendo l’indice di Buzzati in musica. L’opera italiana nel dopoguerra di Luciano Chailly (Curci, 2022) è ricchezza. Parola confermata dalla lettura del libro. Ricchezza (per quantità e qualità) di voci, innanzitutto: a quella – autorevolissima – dell’autore si aggiungono quella del curatore, Angelo Foletto, e del protagonista, Dino Buzzati.

Nel 1954, la vita e l’arte di Luciano Chailly (1920-2002), compositore e direttore d’orchestra, s’intrecciano con quelle di Dino Buzzati . Allora, il giovane musicista è Maestro Assistente Musicale presso la sede milanese della Rai mentre Buzzati (1906-1972) è già uno scrittore affermato. Chailly è alla ricerca di un libretto per cimentarsi nella composizione di un’opera dopo gl’ingenui tentativi adolescenziali, “se non che a questo punto” – racconta lui stesso – “piombò in casa il copione di Ferrovia soprelevata, non di certo operina, né opera, ma una specie di commedia musicale, dove si cantava solo per ragioni funzionali, e ciò si riallacciava con le mie idee giovanili del tempo di guerra, quando composi per me stesso l’opera-commedia-rivista Radio-scarpa, mai rappresentata”. Il Maestro è impressionato sia da una singolare coincidenza (alcuni sottotitoli scelti da Buzzati corrispondono ai titoli di alcune delle proprie composizioni preesistenti), sia dal testo stesso di cui è entusiasta. Non lo persuadono solamente alcuni dialoghi e certe espressioni che gli sembrano troppo prosaici in un contesto altamente poetico: “Ne parlai apertamente a Buzzati. E Buzzati tagliò o modificò docilmente tutti i passi che non mi andavano. Ritoccò anche il quadro finale, che però rimase sempre secondo me il meno convincente”. Inizia così una lunga storia di collaborazione e di amicizia tra i due artisti, che porterà alla realizzazione di altri lavori. Per il teatro musicale, Procedura penale (1959), Il mantello (1960), Era Proibito (1963); per il balletto, Fantasmi al Grand Hotel (libretto di Luciana Novaro su soggetto di Buzzati); per le musiche di scena, lo spettacolo Drammatica fine di un noto musicista e, infine, la canzone per Laura Betti, La morticina.

Il libro è arricchito anche da una generosa prefazione firmata da Angelo Foletto, voce tra le più interessanti del mondo della critica musicale, che sottolinea la straordinaria, quanto peculiare, intesa che ci fu tra i due autori, riassumibile nell’incipit della prefazione stessa: “Quando compositore e librettista, musicista e letterato si guardano negli occhi. Succede se praticano una lingua, per intelligenza e sensibilità teatral-musicale, comune”. Cosa, sottolinea Foletto, niente affatto frequente e sostituita, molto spesso, da un rapporto gerarchico, di sudditanza addirittura, o di reciproca autonomia.

La terza voce che contribuisce alla ricchezza del libro è quella dello stesso Dino Buzzati. Lo fa attraverso citazioni riportate da Chailly, lo fa con la sua presenza tangibile lungo il corso del racconto del sodale di un tempo (la prima edizione del libro vide la luce nel 1987, quando Buzzati era scomparso da quindici anni), lo fa attraverso la riproduzione degli straordinari bozzetti delle scenografie realizzati dallo stesso Buzzati, e lo fa con una significativa appendice nella quale vengono riproposti, in forma integrale, due libretti d’opera (Procedura penale, ed Era proibito) e i racconti che ispirarono opere liriche (Il mantello, Eppure battono alla porta, La giacca stregata e Non aspettavano altro). Buzzati non collaborò esclusivamente con Chailly. Per esempio, le musiche dell’opera Battono alla porta sono di Riccardo Malipiero e quelle di La giacca dannata di Giulio Viozzi.

Altri protagonisti contribuiscono ad arricchire il racconto di Chailly. Sono quelli del mondo dell’opera italiana nel dopoguerra, preannunciati fin dal sottotitolo. L’autore ne rivela “i misteri della creazione artistica”, ne narra la storia ufficiale e ne svela i retroscena attraverso i ricordi personali, gli epistolari, gli aneddoti che coinvolgono compositori, librettisti, cantanti, critici, impresari, teatri e, non ultima, la Rai, che di molti lavori di quel tempo fu committente valente e avveduta, dando spazio e voce alla contemporaneità della musica. Insomma, un mondo, mi si lasci dirlo, se non del tutto perduto in grave, anzi gravissimo rischio d’estinzione…

Luciano Chailly (Ferrara, 1920 – Milano, 2002), compositore e direttore d’orchestra, ha firmato un ampio repertorio che comprende tredici opere liriche e cinque balletti, insieme a molta musica sinfonica, cameristica e corale. Musicista colto ed eclettico, si è sempre adoperato, come scrisse Massimo Mila, per “riportare la musica vicino agli uomini [e] restituirle una vera e propria funzione sociale nel mondo moderno” (dalle note di copertina del libro).

Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno, 1906 – Milano, 1972) è stato uno scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta italiano. Fin da studente collaborò al “Corriere della Sera” come cronista, redattore e inviato speciale. Autore di un grande numero di romanzi e racconti, è considerato uno dei più grandi scrittori del Novecento italiano: il suo libro più noto è Il deserto dei Tartari, romanzo del 1940.

 

Luciano Chailly, Buzzati in musica. L’opera italiana nel dopoguerra

Editore: Curci, Milano

Prefazione: Angelo Foletto

Anno di edizione: 2022

Pagine: 304, ill. brossura, € 23,00

 

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Nella foto: Bergamo 1955. Prima rappresentazione di Ferrovia sopraelevata. Da sinistra: Luciano Chailly, Ettore Gracis, Dino Buzzati, Bindo Missiroli (per gentile concessione di Edizioni Curci).