Academy Records annuncia “Classico”, il nuovo progetto musicale di Gianni Ventola Danese
Dalla Pizzica a Shostakovich, passando per Bach e Puccini. La Fisarmonica Diatonica, od organetto, lo strumento d’elezione della musica popolare, incontra per la prima un repertorio esclusivamente classico. Gianni Ventola Danese scrive un nuovo capitolo della storia di questo strumento interpretando un’antologia di capolavori della musica colta, da Pachelbel a Shostakovich. From the Pizzica to Shostakovich, via Bach and Puccini. For the first time, the Diatonic Accordion, the instrument of choice in popular music, meets an exclusively classical repertoire. Gianni Ventola Danese writes a new chapter in the history of this instrument by interpreting a series of masterpieces of classical music, from Pachelbel to Shostakovich.
Perché un album di musica classica con la Fisarmonica Diatonica, ovvero con l’organetto, uno strumento popolare? A questa domanda lasciamo rispondere Johann Sebastian Bach quando nel 1731, anno in cui esce la raccolta completa delle sue Partite per clavicembalo, sotto il titolo di Opus I, Clavier-Übung, appone il sottotitolo “Esercizi per il diletto spirituale di chi ama la buona musica”. Semplice verità. Il piacere di suonare buona musica è la motivazione principale di qualsiasi progetto musicale, o dovrebbe esserlo. Da qui nasce l’idea di re-immaginare la musica classica attraverso una lettura strettamente filologica che si concretizza in una serie di arrangiamenti adattamenti per organetto, dal solo all’ottetto.
La Fisarmonica Diatonica è uno strumento musicale completo e pieno di potenzialità artistiche, tuttavia ha sempre mancato, dalla sua riscoperta ad oggi, l’appuntamento con la musica colta in generale, non solo classica. Da mezzo secolo lo show business della musica folk e della cosiddetta musica etnica ha monopolizzato il discorso musicale su questo strumento creando purtroppo nell’immaginario collettivo una visione a tratti grottesca di uno strumento adatto alla musica semplice delle sagre, o all’animazione musicale dei balli popolari o, ancora, a garantire una frettolosa e facile etichetta “world”. Non solo.
Paradossalmente, l’apparente limitazione dello strumento non ha stimolato negli anni una crescita della sua tecnica e della sua cultura musicale, ma ha portato ad un suo parziale abbandono, con rarissime eccezioni nel panorama della produzione discografica (pensiamo ad esempio al francese Stéphane Delicq o ad Ambrogio Sparagna o al mondo dell’organetto sardo o ancora all’isolato caso di una produzione di Beppe Gambetta di una decina d’anni fa), e al suo posto hanno preso piede strumenti personalizzati e adattati di volta in volta alle esigenze individuali. Dodici, sedici, diciotto o ventiquattro bassi alla mano sinistra, due e mezza, tre o quattro file alla mano sinistra, arbitrarie disposizioni delle note sulla tastiera, hanno lentamente trasformato il mondo della Fisarmonica Diatonica in un indecifrabile panorama di esemplari unici, ormai molto simili alla fisarmonica cromatica che non condividono più con lo strumento originario né un repertorio, né una prassi esecutiva comuni.
La ricerca musicale di Gianni Ventola Danese si colloca da anni in una prospettiva musicale ed artistica opposta che, invece di modificare la Fisarmonica Diatonica, si pone il fine di ampliare letteratura, tecnica e repertorio dello strumento lasciandone inalterate le sue peculiarità organologiche e costruttive, così come accade per tutti gli strumenti musicali, sia popolari che non. Si può fare l’esempio della Balalaika, uno strumento che da oltre due secoli suona con la “limitazione” delle tre corde, ma che al posto di subire un suo stravolgimento, ha meritato l’attenzione non solo di virtuosi che ne hanno sviluppato e perfezionato la tecnica, ma anche di compositori che l’hanno portato nell’ambito classico dedicandogli innumerevoli composizioni e concerti. Con riferimento all’ampliamento della letteratura, si può fare l’esempio della Fisarmonica Cromatica e di Richard Galliano che, dopo Bach e Vivaldi, ha recentemente adattato e portato nel repertorio fisarmonicistico la musica pianistica di Chopin e Satie e quella orchestrale di Shostakovich.
Pertanto la Fisarmonica Diatonica appare oggi come uno strumento musicale meritevole di una seconda riscoperta, quasi una sorta di rinascita, che rimetta al centro del discorso la ricerca musicale, l’ampliamento del repertorio e della tecnica e progetti innovativi. Con questo album, Gianni Ventola Danese, dopo avere affrontato il Tango Argentino, le colonne sonore di Ennio Morricone, e dopo un’incursione nel vasto e poco frequentato mondo della Canzone Sovietica, scrive ed esegue un’antologia di adattamenti musicali che portano per la prima volta il repertorio colto della musica classica nell’orizzonte culturale e musicale della Fisarmonica Diatonica.
Oggi, se cercassimo nello sterminato mare di Internet “Fisarmonica Diatonica” o “Organetto” insieme a “Musica Classica” non troveremmo alcun risultato, perché “Classico” è, a tutti gli effetti, l’album che inaugura ufficialmente la letteratura di musica classica per Fisarmonica Diatonica, un progetto di svolta che mette in luce una nuova frontiera musicale ed interpretativa per questo strumento della tradizione popolare dimostrando, tra le altre cose, che sarebbe possibile e necessario includerlo nei curricula dei Conservatori italiani, cosa che purtroppo al momento è ancora una chimera proprio per la mancanza di una letteratura musicale di riferimento.
Anche per questo motivo, l’album è affiancato dalla pubblicazione degli adattamenti di Gianni Ventola Danese, che consentirà a chi lo desidera di intraprendere uno studio o una didattica di tipo classico con la Fisarmonica Diatonica.
L’Album esplora l’ambito culturale della musica colta lungo due prospettive: quella storica e quella degli ensemble esecutivi. I brani eseguiti compongono infatti una piccola cronistoria della musica classica, dei suoi stilemi e della sua evoluzione, dal Seicento fino al XX secolo. Inoltre, sono ben cinque gli organici presenti in questo progetto, oltre al solo: duo, trio, quartetto, sestetto e ottetto.
Per la realizzazione di questo progetto, l’autore ha elaborato e perfezionato alcune inedite tecniche fisarmonicistiche specifiche per l’esecuzione della musica classica alla Fisarmonica Diatonica contribuendo ancora una volta ad ampliare gli strumenti a disposizione della prassi musicale di questo strumento.
Un album che da tutti i punti di vista, come detto, rappresenta una prima assoluta, la prima volta di Bach alla Fisarmonica Diatonica e delle sue celebri Variazioni Goldberg, come anche Pachelbel, Rameau, Mozart, Pergolesi, Haendel, Puccini, Bruckner, Satie, Shostakovich, autori le cui composizioni prima d’ora non erano mai state affrontate ed eseguite filologicamente alla Fisarmonica Diatonica.
Si inizia con Pachelbel e col suo celeberrimo Canone in Re, una musica quasi sperimentale per il suo tempo che concilia il tema con variazioni e la forma canonica. Bach occupa un posto di rilievo in questo progetto. Registrare le sue composizioni con la Fisarmonica, in particolare le Variazioni Goldberg, ha offerto la possibilità di ampliare lo spettro interpretativo di questo capolavoro perché crescendo e diminuendo e altre modalità esecutive non esistono nel pianoforte. Con la maggior parte dei brani l’interprete ha un legame puramente sentimentale, come ad esempio De torrente in via bibet di Hendel, tratto dal Dixit Dominus che Gianni Ventola Danese ha anche interpretato integralmente come corista sotto la guida del direttore d’orchestra Sergio Balestracci. Les Cyclopes mette in scena la perfezione della forma Rondò nel capolavoro del geniale Rameau. Quando corpus morietur di Pergolesi e il Lacrimosa di Mozart sono composizioni che hanno il valore di un testamento perché sono state le ultime note scritte dai due autori prima di morire e, insieme al mottetto mozartiano Ave Verum Corpus rappresentano bene la transizione stilistica tra Seicento e Settecento. Il sec. XIX viene qui rappresentato dal Locus iste di Bruckner dove la polifonia barocca lascia il posto a severi blocchi accordali omoritmici. Il Novecento si apre con Puccini e la sua Tosca, l’adattamento di E Lucevan le stelle è stato ispirato dalla bellissima versione per quattro violoncelli del Quartetto Rastrelli fondato da Kira Kratzoff. E poi Erik Satie, per scoprire che la triade delle Gymnopedies suonata con la Fisarmonica Diatonica è altrettanto evocativa quanto la versione originale per pianoforte. Gli ultimi due brani sono di Dmitri Shostakovich, nella cui “Casa dei Compositori”, da lui fondata a San Pietroburgo, Gianni Ventola danese ho avuto il privilegio di esibirsi. Due memorabili composizioni scritte dall’autore pensando anche alla fisarmonica dal momento che nel Lyric waltz dalla Jazz suite 2 questo strumento ha una parte solistica in orchestra. Il progetto si conclude con il Waltz II, ancora dalla Jazz suite 2, un valzer che è entrato di diritto tra le composizioni musicali più conosciute ed apprezzate al mondo.
Un lungo lavoro di studio e di analisi musicale il cui frutto è un’ora e un quarto di musica, 23 brani, per un ascolto che non potrà che “dilettare”, per tornare alle parole usate da Bach, tutti gli amanti di questo strumento e del repertorio immortale che qui viene reinterpretato.
————————————————————————————
Academy Records shows “Classico”, the new project of Gianni Ventola Danese
Why an album of classical music with the Diatonic Accordion, a folk and popular music instrument? We leave this question to be answered by Johann Sebastian Bach when in 1731, the year the complete collection of his Partitas for harpsichord came out, under the title Opus I, Clavier-Übung, he affixed the subtitle “Exercises for the spiritual delight of those who love good music.” Simple truth. The pleasure of playing good music is the main motivation of any musical project, or should be. Hence the idea of re-imagining classical music through a strictly philological reading that materializes in a series of arrangements adapted for melodeon ensembles, from solo to octet.
The Diatonic Accordion is a fascinating musical instrument, yet it has always missed, from its rediscovery to the present, the appointment with cultured music in general, not just classical. For half a century, the show business of folk and so-called ethnic music has monopolized the musical discourse on this instrument, unfortunately creating a sometimes-grotesque vision of an instrument suitable for the simple music of festivals, or for the musical animation of folk dances or, again, for securing a hasty and easy “world” label. Not only that.
Paradoxically, the apparent limitation of the instrument has not stimulated a growth of its technique and musical culture over the years, but has led to its partial abandonment, with very rare exceptions in the panorama of record production (think, for example, of the French Stéphane Delicq or Ambrogio Sparagna or the world of the Sardinian accordion or even the isolated case of a Beppe Gambetta production a decade ago), and in its place have taken hold customized Diatonic Accordions adapted from time to time to individual needs. Twelve, sixteen, eighteen or twenty-four basses on the left hand, two and a half, three or four rows on the left hand, arbitrary arrangements of notes on the keyboard, have slowly transformed the world of the Diatonic Accordion into an indecipherable panorama of unique specimens, now very similar to the chromatic accordion that no longer share with the original instrument either a common repertoire or performance practice.
Gianni Ventola Danese’s musical research has for years been placed in an opposite musical and artistic perspective that, instead of transforming the Diatonic Accordion, aims to expand the instrument’s literature, technique and repertoire while leaving its organological and constructive peculiarities unaltered, just as it happens with all musical instruments, both popular and not. One can take the example of the Balalaika, an instrument that for more than two centuries has been playing with the “limitation” of three strings, but instead of undergoing its own upheaval, it has merited the attention not only of virtuosos who have developed and perfected its technique, but also of composers who have brought it into the classical sphere by dedicating countless compositions and concerts to it. Or one can take the example of the Chromatic Accordion, with reference for example to Richard Galliano, who after Bach and Vivaldi has recently adapted and brought into the accordion repertoire the music of Chopin, Satie, and Shostakovich.
Therefore, the Diatonic Accordion appears today as a musical instrument deserving of a second rediscovery, almost a kind of rebirth, that would put musical research, broadening of repertoire and technique, and innovative projects back at the center of the discourse. With this album, Gianni Ventola Danese, after tackling Argentine Tango, the soundtracks of Ennio Morricone, and after a foray into the vast and little-visited world of Soviet Song, writes and performs an anthology of musical adaptations that bring for the first time the cultured repertoire of classical music into the cultural and musical horizon of the Diatonic Accordion.
If you try to search the endless sea of the Internet for “Diatonic Accordion” or “Organetto” along with “Classic Music” you will find no results, because this is, to all intents and purposes, the album that officially inaugurates the literature of classical music for Diatonic Accordion, giving birth to a breakthrough project that highlights a new musical and interpretative frontier for this instrument of the folk tradition by demonstrating, among other things, that it would be possible and necessary to include it in the curricula of Italian conservatories, something that unfortunately is still a pipe dream at the moment.
For this reason, too, the album is complemented by the forthcoming publication of Gianni Ventola Danese’s adaptations of the Diatonic Accordion, which will enable those who wish to do so to undertake a classical-style study or teaching with the Diatonic Accordion.
The Album explores the cultural sphere of cultured music along two perspectives: that of history and that of performing ensembles. In fact, the pieces performed compose a small chronicle of classical music, its stylistic features and evolution, from the 17th century to the 20th century. Moreover, there are as many as five ensembles featured in this project, in addition to the solo: duo, trio, quartet, sextet and octet.
For the realization of this project, the author elaborated and perfected some novel accordion techniques specific to the performance of classical music on the Diatonic Accordion, contributing once again to expanding the tools available to the musical practice of this instrument.
An album that from all points of view, as mentioned above, represents a world premiere, the first time of Bach on the Diatonic Accordion and his famous Goldberg Variations, as well as Pachelbel, Rameau, Mozart, Pergolesi, Haendel, Puccini, Bruckner, Satie, Shostakovich, composers whose compositions had never before been tackled and performed philologically on the Diatonic Accordion.
We begin with Pachelbel and his celebrated Canon in D, an almost experimental music for its time that reconciles theme with variations and canonic form. Bach occupies a prominent place in this project. Recording his compositions with the Accordion, particularly the Goldberg Variations, offered the opportunity to broaden the interpretative spectrum of this masterpiece because crescendo and diminuendo and other performance modes do not exist in the piano and hapsichord. With most of the pieces the performer has a purely sentimental connection, such as Hendel’s De torrente in via bibet from Dixit Dominus, which Gianni Ventola Danese also performed in its entirety as a chorister under the guidance of conductor Sergio Balestracci. Les Cyclopes showcases the perfection of the Rondo form in the masterpiece by the brilliant Rameau. Pergolesi’s Quando corpus morietur and Mozart’s Lacrimosa are compositions that have the value of a testament because they were the last notes written by the two composers before they died, and together with Mozart’s motet Ave Verum Corpus they represent well the stylistic transition between the seventeenth and eighteenth centuries. The 19th century is represented here by Bruckner’s Locus iste where Baroque polyphony gives way to severe homorhythmic chordal blocks. The twentieth century opens with Puccini and his Tosca, the adaptation of E Lucevan le stelle was inspired by the beautiful version for four cellos by the Rastrelli Quartet founded by Kira Kratzoff. And then Erik Satie, to find that the Gymnopedies triad played with the Diatonic Accordion is just as evocative as the original piano version. The last two pieces are by Dmitri Shostakovich, in whose “House of Composers,” which he founded in St. Petersburg, Gianni Ventola Danese had the privilege of performing. Two memorable compositions written by the composer also with the accordion in mind since in the Lyric waltz from Jazz suite 2 this instrument has a solo part in the orchestra. The project concludes with Waltz II, again from Jazz suite 2, a waltz that has entered by right among the world’s best known and most appreciated musical compositions.
A long work of study and musical analysis, the fruit of which is an hour and a quarter of music, 23 pieces, for a listening experience that is bound to “delight,” to return to the term used by Bach, all lovers of this instrument and the immortal repertoire that is reinterpreted here.
Gianni Ventola Danese. Personalità artistica di riferimento in Italia e all’estero per quanto riguarda la Fisarmonica Diatonica, ovvero “organetto” come anche si dice in modo colloquiale, la tipica fisarmonica a 21 tasti e 8 bassi diffusa principalmente in Europa ma non solo. Il maestro non solo svolge da anni un’intensa attività di divulgazione e di insegnamento, ma ha anche intrapreso un percorso di ricerca musicale che ha rinnovato il repertorio e la prassi di questo strumento avvicinandolo a repertori colti. È fondatore e Presidente dell’Accademia del Mantice, associazione per la valorizzazione della Fisarmonica Diatonica e del suo repertorio, e responsabile editoriale del portale italiano dedicato a tale strumento (www.organetto.info). È stato invitato a tenere corsi di organetto presso i più importanti Festival nazionali e internazionali di musica folk, nonché unico organettista invitato a tenere un corso presso il Festival Internazionale di Musica Antica di Urbino. Ha dato vita ai progetti musicali “FolkDuoLatino”, portando in tournee nei paesi scandinavi il repertorio folk internazionale in compagnia della violinista Marta Herrera Vallejo, “Trio Danese” in compagnia del contrabbassista David Medina e della clarinettista Teresa Spagnolo, e “Duo Danese Davies” in compagnia di Beatrice Davies. Unico suonatore di fisarmonica diatonica italiano ad essere invitato a tenere un concerto presso la rassegna “Le Jours de France”, la “Settimana della cultura francese a Roma” con un repertorio tutto francese. Primo e attualmente unico suonatore di fisarmonica diatonica ad avere registrato un cd di tango argentino in compagnia della violoncellista italiana Daria Rosso Poisa e della russa Natalia Nazarova, nel progetto musicale Historias presentato a Parigi, San Pietroburgo, Bergen (Norvegia), e in molte città italiane tra le quali Torino, Cuneo, Roma, Firenze, Siena, Perugia, Bari, Cosenza. Nel 2022 pubblica il progetto intitolato Ennio dove per la prima volta le musiche di Ennio Morricone vengono interpretate ed elaborate alla fisarmonica diatonica. Nel 2023 insieme al soprano Ekaterina Barinova e ad altri musicisti ospiti pubblica l’album Milodiya – Piccola Antologia Della Canzone Sovietica dove il musicista non solo affronta per la prima volta un repertorio di grandi autori russi, ma ne cura un inedito arrangiamento per quartetto di fisarmoniche. Ha approfondito anche l’attività di composizione e arrangiamento per Fisarmonica Diatonica, svolgendo abitualmente masterclass sull’argomento. La sua pagina Facebook, dove pubblica i suoi arrangiamenti per fisarmonica diatonica e dove affronta tematiche tecniche e musicali è, tra i solisti di questo strumento, la più seguita in Italia e una delle più apprezzate nel mondo. Da sempre impegnato a promuovere una visione colta della fisarmonica diatonica che non si releghi esclusivamente all’ambito folclorico ed etnocoreutico, Gianni Ventola Danese, con la progettazione e la realizzazione del Corso Multimediale Online di Organetto, ha offerto per la prima volta un’opera didattica completa e innovativa che rimane oggi uno tra i più apprezzati metodi di insegnamento a livello internazionale per chi vuole avvicinarsi a questo strumento musicale o per chi invece ne vuole approfondire la prassi musicale ed esecutiva in ambito professionale.
Disponibile in Digital Album e Compact Disc Limited Edition.
Distribuzione e vendita Album
https://www.organetto.name/classico_ita.htm
Contact: Gianni Ventola Danese
Accademia del Mantice
Telefono: +39 06-92938383
e-mail: info@organetto.info