SALSA: “danzare non è ciò che faccio, è ciò che sono” (Honey)

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Oscar D'LeonQueste semplici parole, tratte dal film Honey, che raccontano la vita di un gruppo di ragazzi con origini afro cubane, la cui passione per il ballo, consente loro di esprimere al massimo i valori della vita e la continua lotta per sopravvivere nella giungla dei ghetti delle grandi città americane, ci consentono di comprendere gli effetti della danza nelle società di tutti i tempi. Questo popolare esempio, così spesso manifestato nella vita di ogni giorno, ha veramente origine dalla sofferenza dei popoli latini vessati dai loro colonizzatori prima e da dittature dopo. Fra i balli latini, la Salsa, è quello le cui origini sono davvero poco chiare. Di certo si sa che è nata a Cuba, fucina di sofferenze e grandi passioni, espresse anche con la danza, nei primi anni del novecento. Il grande senso del ritmo, parte predominante nel cuore degli schiavi africani, deportati dall’Africa dai colonizzatori spagnoli, ha fatto il resto. Fu l’America e in particolare NewYork, che all’inizio degli anni quaranta, rimase coinvolta da questi nuovi ritmi. La diffusione avvenne quasi spontaneamente, quando gli immigrati cubani e portoricani, appresero dai propri connazionali, ultimi arrivati, della nuova passione musicale. Come detto prima l’elevata sensibilità di queste etnie, infuse nuova linfa alla tendenza, consentendo l’espressione di nuovi passi e virtuosismi di ogni genere. Le entusiasmanti evoluzioni della salsa attecchirono subito nei diversi locali della Metropoli americana, in particolar modo nel famoso Blen Blen club e ancor  più nel Palladium Dancehall della cinquantaduesima strada, il luogo più noto non solo ai neri, ma anche agli americani, appassionati di musica e desiderosi di nuove esperienze coreografiche. La maggiore concentrazione dei praticanti i balli latini, avveniva nel quartiere latino di New York “El Barrio”, dove portoghesi, venezuelani, colombiani, cubani e portoricani si univano fondendo i ritmi del sud e del nord (Cumbia e Ryithm’n’blues), creando la Salsa metropolitana. Musicalmente, la salsa, è difficilmente identificabile in un determinato momento storico, poiché dalla fine dell’ottocento in avanti, furono molteplici i ritmi di danza che nacquero nei vari luoghi di conquista dell’America meridionale, ma è certo che discende dal Son, il quale ha creato a molti altri ritmi popolari latini, come la Rumba, la Guarancha e il Mambo. Il Son, considerato molto aristocratico, era ballato nei quartieri ricchi dell’Havana. Se vogliamo dare un’identificazione espressiva a questo intrigante ballo, possiamo sicuramente dire che era un galante rituale di corteggiamento, che durante le prime espressione coreografiche i movimenti erano caratterizzati da coppie elegantemente vestite che si sfioravano senza toccarsi, durante le loro evoluzioni. In quel periodo, un evento musicale di grande rilievo, fu quando a Cuba, durante il Festival di Varadero, il cantante venezuelano Oscar D’Leon, offrì uno spettacolo in cui oltre a cantare, come solo lui sapeva fare in quel genere musicale, cominciò a ballare, imitato prontamente da tutto il gruppo. Era il 1988 e con queste prerogative di canto e di ballo, nacque il gruppo NG La Banda diretto da Josè Luis Cortes, decretando il boom della Salsa a Cuba. Seguirono altri gruppi: La Charanga Habanera di David Calzado, i Dan Den di Juan Carlos Alfonso, Manolin e altri. I testi delle canzoni di quel periodo erano cosi efficaci e coinvolgenti, che durante gli spettacoli musicali, il pubblico spontaneamente era coinvolto realizzando una festa sfrenata carica di sensualità e innovazione a causa delle innumerevoli varianti che ognuno poteva inventare purché rimanesse nei limiti della gestualità, creata dagli stessi musicisti e magistralmente imitati. Fu solo quando le maggiori case discografiche dell’epoca, si accorsero che questo nuovo ballo poteva creare una nuova miniera d’oro per le loro casse, in continua ricerca di denaro fresco, che pur riconoscendo questo ritmo direttamente riconducibile al Son, vollero identificarlo come grande novità, chiamandolo Salsa, sponsorizzandone fortemente non solo il ritmo, ma associandolo a una nuova forma contro l’emarginazione e il tentativo di estinzione dell’antica cultura Sud Americana.

Oggi i migliori ballerini di Salsa sono sicuramente Tony Castello e Lazaro Martin Diaz, i quali ci hanno insegnato, che anche se qualche volta, l’improvvisazione coreografica può dare l’impressione che rispetto ad altri balli, la Salsa, potrebbe essere penalizzata, non è la ricerca dello spettacolo, ma la gioia. Questo ballo, affermato globalmente, è una delle attrattive maggiori in tutte le sale da ballo, perché consente a tutti gli amanti del ritmo di cimentarsi in evoluzioni molto diverse a prescindere dalle regole fondamentali a favore dalla musica che lo produce.

Renato Catania