“Venuto da un altro pianeta” – Il jazz al cinema (terza parte)

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“VENUTO DA UN ALTRO PIANETA”

Il jazz al cinema

(terza parte)

 

Intorno alla fine degli anni ’50, il jazz, anche in film non musicali, comincia a sostituire le partiture più consuete nelle colonne sonore. Ad inaugurare quello che diventerà un filone consolidato è Ascensore per il patibolo (Ascenseur pour l’échafaud, Francia, 1957) di Louis Malle.01 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Ascenseur pour l'échafaud) È una storia noir il cui protagonista, Julien Tavernier (Maurice Ronet), lavora per Simon Carala, un ricco, losco e potente faccendiere, ed è l’amante di sua moglie Florence (Jeanne Moreau). I due decidono di eliminarlo, simulando un suicidio nel suo ufficio. Ad omicidio compiuto, però, Julien, tornato sui propri passi per recuperare un oggetto che potrebbe compromettere la credibilità della messa in scena, resta bloccato in ascensore: il guardiano, a fine turno di servizio, ha lasciato l’edificio staccando la corrente elettrica… Anche in questo caso, come in Paris Blues e in E venne la notte[1], dietro un’apparente vicenda di genere si cela un dramma psicologico e sociale, in questo caso quello della generazione post bellica, che ben si sposa al jazz. Lo sceneggiatore, Roger Nimier, indaga introspettivamente i personaggi, in preda ad un conflitto interiore tra grandi passioni e monotonia della quotidianità, tra smania di autenticità nelle relazioni e profonda solitudine[2]. Malle e Nimier riducono i dialoghi all’essenziale per lasciare spazio alla colonna sonora di Miles Davis.02 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Disco - Ascenseur pour l'échafaud) Al grande trombettista e compositore afroamericano viene offerta la possibilità di improvvisare guardando scorrere le immagini del film non ancora montato: il pensiero di Otto Preminger comincia a fare scuola[3].

Davis giunge a Parigi per una tournée proprio in coincidenza con la fine delle riprese del film. Il suo produttore ed agente, Marcel Romano, conosce Jean-Claude Rappeneau, amico e assistente di Louis Malle, e gli propone un documentario sul processo di creazione musicale nel jazz. Rappeneau «rilancia» e suggerisce, invece, di utilizzare Miles Davis per la colonna sonora di Ascensore per il patibolo, che già contiene un omaggio al musicista: in una scena, infatti, è inquadrata la copertina di un suo disco. Boris Vian, grande appassionato di jazz, trombettista e, a quel tempo, principale contatto francese per i musicisti americani che transitano per la Francia, fa da intermediario tra i due artisti.03 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Miles Davis e Boris Vian) Malle e Davis, finalmente, s’incontrano. Il regista, che ha organizzato una proiezione privata del materiale girato, racconta a Davis la trama e i caratteri dei personaggi e gli spiega che non desidera la classica registrazione di una colonna sonora, ma una vera seduta d’improvvisazione, una jam session. Davis, inizialmente, è recalcitrante: stima i musicisti francesi che gli sono stati proposti (Barney Wilen al sax tenore; René Urtreger al piano; Pierre Michelot al contrabbasso), ma non li conosce così a fondo da essere sicuro di trovare con loro il feeling adatto ad un’operazione tanto complessa e delicata. Dopo due sole proiezioni, però, Davis comincia ad essere affascinato dall’idea di sperimentare qualcosa di così nuovo e accetta l’incarico. Inoltre, al suo fianco, avrà Kenny Clarke, batterista afroamericano col quale ha un rapporto consolidato.04 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Kenny Clarke) La sera del 4 dicembre 1957, appena due settimane dopo il primo incontro con Louis Malle, Davis è pronto a registrare. Ha preparato alcune bozze e, dopo poche spiegazioni, mentre le scene del film scorrono su uno schermo, il gruppo inizia a provare. Dopo qualche prima incertezza, i musicisti raggiungono il giusto affiatamento tra loro e con il regista. Malle ha preparato una bobina, proiettata a loop, con le sette scene a cui aggiungere il commento sonoro. Ad ogni ciclo, i due artisti analizzano il lavoro svolto e decidono dove e come intervenire per modificare e migliorare la performance. Il lavoro è completato in una sola notte, dalle 10 di sera alle 8 del mattino. È un’esperienza completamente nuova per tutti: per Davis, che non aveva mai composto prima una colonna sonora; per Malle, e per il cinema in generale, perché è la prima volta che la realizzazione di una colonna sonora avviene con questo metodo; per il jazz perché nel commento sonoro sono presenti quelli che, secondo alcuni critici, sono i primi assoli di contrabbasso senza accompagnamento mai realizzati (i brani Évasion de Julien e Visite du vigile), voluti dal regista per sottolineare meglio alcune sequenze. Malle definisce il lavoro di Davis come “fondamentale per la riuscita del film. La musica aggiunse una nuova dimensione, in una sorta di contrappunto tra immagini e musica. Ciò che Miles Davis riuscì a fare fu eccezionale, il film si trasformò. Ricordo benissimo com’era senza la musica, ma quando attaccammo il missaggio finale e aggiungemmo la musica, sembrò subito decollare”[4].

Il cinema francese continua a valorizzare il jazz come musica d’accompagnamento.05 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Sait on jamais) Per il suo Un colpo da due miliardi di dollari (Sait-on-jamais?, 1957), Roger Vadim affida la colonna sonora ad un altro maestro della musica afroamericana: John Lewis, con il suo Modern Jazz Quartet (MJQ: John Lewis piano, composizione e direzione; Milt Jackson vibrafono, Percy Heath contrabbasso, Connie Kay batteria). Il jazz del MJQ si distingue per uno stile contrappuntistico e classicheggiante, cui fa eco anche il contegno dei suoi membri, che amano esibirsi indossando eleganti e sobri abiti da sera. Il film di Vadim brilla più per la loro musica che per gli altri aspetti. Girato prevalentemente in Italia, a Venezia, è la storia del barone Eric, del suo segretario Sforzi e dell’amante di costui, Sophie, in trattative per vendere a uno Stato straniero la matrice con la quale, durante la guerra, hanno fabbricato moneta falsa.06 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Modern jazz quartet) La ragazza, però, s’innamora di un giornalista e manda all’aria il piano. Lewis scriverà le partiture per altri due film, uno americano, l’altro italo-francese. Il primo è Strategia di una rapina (Odds Against Tomorrow, 1959), di Robert Wise, prodotto e interpretato da Harry Belafonte. È il primo thriller interpretato da un attore nero e rientra nel fenomeno jazz-film. Il protagonista, infatti, è un jazz vocalist col vizio del gioco, che per riparare ai debiti contratti accetta di partecipare ad un colpo in banca. Robert Wise è un regista particolarmente sensibile alla musica.07 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Odds against tomorrow) Basti pensare che nel 1961 e nel 1965 girerà due capolavori assoluti del musical e del cinema in generale: West Side Story (colonna sonora di Leonard Bernstein) e Tutti insieme appassionatamente (The sound of music, colonna sonora di Richard Rodgers). L’altro film di cui Lewis – stavolta senza il suo MJQ – firma la partitura è Una storia milanese (1962) di Eriprando Visconti. La musica è solamente d’accompagnamento ed è eseguita dallo stesso compositore, insieme, tra gli altri, ad un giovanissimo ed ancora sconosciuto Giovanni Tommaso, ancora assai lontano dall’essere tra i fondatori di uno dei gruppi storici del panorama del jazz rock italiano ed internazionale: il Perigeo.

Anche la TV offre il proprio contributo al jazz-film con Johnny Staccato (U.S.A., 1959/60), una serie poliziesca in 27 episodi trasmessa dalla NBC. Il ruolo del protagonista – investigatore privato e pianista jazz – è affidato a John Cassavetes, che è anche il regista dei primi cinque episodi. La location principale del telefilm è un jazz club del Greenwich Village sul cui palcoscenico si esibiscono veri musicisti come Barney Kessel (chitarra), Shelley Manne (batteria, doppiatore, allo strumento, di Frank Sinatra in L’uomo dal braccio d’oro[5]), Red Mitchell (contrabbasso), Red Norvo (vibrafono), Johnny Williams (piano), Conte Candoli (tromba, che entra in scena anche come attore). Le musiche del serial, quelle diegetiche e quelle extradiegetiche[6], sono di Elmer Bernstein, compositore della colonna sonora di L’uomo dal braccio d’oro. 08 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Johnny Staccato)

In ambito cinematografico, John Cassavetes (1929-1989) può essere considerato uno dei primi registi indipendenti americani. Documentarismo, improvvisazione e povertà di mezzi produttivi delineano il suo stile e la sua poetica, che si richiama a quella detta del “pedinamento” di Cesare Zavattini: “Il tempo è maturo per buttare via i copioni e per pedinare gli uomini con la macchina da presa”[7], sosteneva l’autore emiliano, che immaginava l’avvento di un’epoca in cui la vita si sarebbe affacciata da sola sullo schermo. Un cinema, dunque, capace di cogliere la verità, in cui all’attore si sarebbe sostituito l’uomo, che avrebbe portato sé stesso sullo schermo. Il cinema di Cassavetes racconta storie di esseri umani alle prese con i problemi dell’esistenza. È in questo ambito che nasce il suo primo lungometraggio: Ombre (Shadows), girato tra il 1959 e il 1960, concepito come un “saggio collettivo di recitazione e di regia”[8].09 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Shadows) Ombre può essere considerato un jazz-film a tutti gli effetti. Uno dei personaggi centrali è un cantante di jazz, gli altri sono suo fratello e sua sorella, afroamericani con la pelle molto chiara, che, anche per questo motivo, stentano a riconoscere ed accettare la propria identità. Mentre gli ultimi due si scontrano dolorosamente con i pregiudizi razziali, che cercano, invano, di intaccare, il musicista trova nel lavoro lo scopo della propria esistenza. Parte della colonna sonora è di Charles Mingus (1922-1979), contrabbassista, uno dei più interessanti e singolari compositori jazz, la cui vita – come quella dei personaggi del film – è stata aspramente segnata dal razzismo subito da parte sia di bianchi che di neri a causa delle origini meticce.10 Venuto da un altro pianeta - Il jazz al cinema (terza parte - Charles Mingus)

Cassavetes riesce a realizzare il film grazie ad un annuncio sul New York Times e a una richiesta di finanziamento lanciata via radio nel corso di una trasmissione notturna: forse, uno dei primi esempi di crowfunding della storia, che gli permette di raccogliere i 15.000 dollari necessari alla produzione di una pellicola in bianco e nero, con qualche sfocatura e una fotografia un po’sgranata. Con Ombre, “la provocazione di Cassavetes consiste nel filmare la realtà così com’è, nel suo dissennato accavallarsi di fatti e di episodi che non hanno alla loro base alcun disegno funzionale al racconto, né in sé alcun ordito finalistico o provvidenziale che sia, ma che sono invece semplicemente il regno della accidentalità e delle «ombre» così come accade nella vita reale”[9]. Grazie al successo ottenuto con Ombre, Cassevetes potrà girare Blues di mezzanotte (Too Late Blues, 1962), un nuovo dramma, tutto in chiave jazz, che sarà argomento, tra gli altri, della prossima puntata di questo articolo.

 

NOTE

[1] Cfr. la seconda parte di questo articolo in www.strumentiemusica.com/notizie/venuto-da-un-altro-pianeta-il-jazz-al-cinema-seconda-parte/

[2] http://www.mymovies.it/film/1958/ascensoreperilpatibolo/

[3] Cfr. la seconda parte di questo articolo in www.strumentiemusica.com/notizie/venuto-da-un-altro-pianeta-il-jazz-al-cinema-seconda-parte/

[4] Romina Daniele, Ascenseur pour l’échafaud. Il luogo della musica nell’audiovisione, RDM Records, 2011.

[5] Cfr. la seconda parte di questo articolo in www.strumentiemusica.com/notizie/venuto-da-un-altro-pianeta-il-jazz-al-cinema-seconda-parte/

[6] Cfr. la prima parte di questo articolo in https://www.strumentiemusica.com/notizie/venuto-da-un-altro-pianeta-il-jazz-al-cinema-prima-parte/

[7] Cit. in http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-zavattini_(Enciclopedia-del-Cinema)/

[8] Così recita una didascalia che appare nel film

[9 ]https://rivegauche-filmecritica.com/2014/03/12/shadowsombre-1959-linizio-della-rivoluzione-di-john-cassavetes/

 

PER APPROFONDIRE

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., Kind Of Blue. Jazz Film Festival ’99, Milano, Pandora, 1999.

CARNEY, Ray, John Cassavetes. Un’autobiografia postuma, Roma, Minimum Fax, 2014.

DAVIS, Miles, TROUPE, Quincy, Miles. L’autobiografia, Roma, Minimum Fax, 2010.

KERMOL, Enzo, TESSAROLO, Mariselda (a cura di), La musica nel cinema, Roma, Bulzoni, 1996.

MALLE, Luis, Il mio cinema. Conversazioni con Philip French, Bologna, Le Mani-Microart’S, 1994.

MAURO, Walter, Miles e Juliette, Roma, Giulio Perrone Editore, 2014.

MINGUS, Charles, Peggio di un bastardo. Autobiografia di Charles Mingus, Roma, Sur, 2015.

POLILLO, Arrigo, Jazz, Milano, Mondadori, 1976.

RONDOLINO, Gianni, Musica e cinema, Torino, UTET, 1991.

 

LINK AUDIOVISIVI

https://www.youtube.com/watch?v=D0Uq19p-xRg