Arezzo, un organo Bontempi e Patti Smith
Intervista a Sauro Lanzi, fisarmonicista di Casa del vento
Questo nostro viaggio alla ricerca delle band più rappresentative del panorama folk-rock italico fa oggi tappa ad Arezzo.
Mi incontro con Sauro Lanzi, una delle colonne portanti di Casa del vento, la band aretina che vanta una carriera ultraventennale e una fortunata collaborazione con la sacerdotessa del rock, Patti Smith.
Lanzi è una vera secret weapon, un musicista versatile, che cerca sempre di lavorare al servizio del brano piuttosto che lanciarsi in “arrembanze” solistiche, che, in un contesto come quello della band che ha formato, risulterebbero superflue. “Cerco sempre di colorare il brano, arricchirlo e fare gioco di squadra. Non mi ritengo un virtuoso, né ho mai cercato l’assolo appariscente. Sono felice quando vedo che il brano in toto funziona bene senza preoccuparmi se ho registrato uno strumento o tre tra i vari che riesco a maneggiare”. E, in effetti, Lanzi di strumenti ne sa suonare diversi. Comincia col piano. Anzi, con un piccolo organo giocattolo Bontempi. All’età di otto anni, infatti, lo riceve in regalo dal padre. “Mi incuriosì subito e, senza probabilmente volerlo, mio padre mi aprì una finestra su un bellissimo mondo. Il piccolo organo diventò subito il mio giocattolo preferito e, con sommo stupore di tutti i parenti, senza neanche prendere una lezione, riuscivo a replicare delle canzoni, delle sigle di cartoni animati oppure quelle delle pubblicità dell’epoca! Successivamente, visto che ero portato, i miei mi mandarono a lezione e frequentai dei corsi di piano e di tromba”.
Lanzi, però, negli anni Ottanta, si fa conoscere ad Arezzo per un altro strumento. Da teen ager si infatua del trio canadese Rush e del fenomenale batterista Neil Peart. Quindi, si procura l’agognata batteria e forma le sue prime band, spaziando tra i classici del rock e del blues. “Sai, quando sei ragazzino ascolti un po’ di tutto. A me capitava di ascoltare Pino Daniele e, poco dopo, i Weather Report o Billy Cobham, ma, magari, il giorno dopo, mettevo sullo stereo i Judas Priest, i Doobie Brothers o Claudio Lolli. A me la musica è sempre piaciuta in tutte le sue forme, cosi come gli strumenti”. Lanzi entra poi nella Family Band con altri coetanei provenienti dalle più disparate esperienze e si avvicina anche ad un repertorio più folky e cantautorale. “Suonavamo brani di Jackson Browne e Cat Stevens, ma anche materiale italiano. Suonavo sempre la batteria, ma, all’occorrenza, cantavo pure qualcosa. Mi ricordo che cantavo Appocundria di Pino Daniele e anche Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel”, sorride divertito al ricordo.
Nei primi anni Novanta, Sauro Lanzi forma quella che poi sarebbe stata la band musicale più importante della sua vita. Nascono i Teach Na Gaothe, che in gaelico significa “casa del vento”, ovvero il nome della zona dove era sito il bel casolare che fungeva da sala prove per la band aretina. “Dopo qualche anno, dal momento che nessuno sapeva come pronunciare la parola, decidemmo di chiamarci Casa del vento, più immediato e comprensibile”. L’entrata di Sauro nella Casa del vento sancisce anche il suo incontro con la fisarmonica. “Pensa che ho cominciato a suonare la fisarmonica perché era lo strumento che mancava” – ride divertito il musicista aretino – “avevamo il basso, la chitarra acustica, il violino e la cornamusa irlandese e a me toccò riempire quel vuoto. D’altronde, una band che si avvicinava al folk irlandese non poteva fare a meno della fisa.
Mai e poi mai avrei pensato che in pochi anni la fisarmonica sarebbe diventata il mio strumento principale”.
E Sauro Lanzi poi, di esperienze con la sua fisa in braccio ne ha fatte tante. Concerti ovunque, festival, session in studi di registrazione. “Era un periodo storico diverso. C’erano molte più possibilità di esibirsi e ci divertivamo molto”.
Il nome di Casa del vento comincia a girare e Lanzi cerca di trovare un’amplificazione consona al suo strumento. “Adesso è tutto più facile e c’è molta più informazione, senza contare che basta un clic per farti recapitare a casa quel che vuoi, con anche il diritto di recesso, ma, all’epoca, erano dolori”, scherza. “Quando eravamo un ensemble acustico, senza batteria era tutto facile. Mi posizionavo un buon microfono davanti, a volte due, per prendere anche i registri bassi e il suono era bello e gestibile. Ma una volta entrate batterie e chitarre elettriche lo scenario è bruscamente cambiato. Impossibile suonare col microfono, sarebbe stata una guerra impari coi Larsen. Provai un po’ di tutto e optai per un sistema d’amplificazione di marca Label, che mi ha accompagnato per tanti anni. Una serie di microfoni a condensatore a sinistra e un microfono a destra per le basse. Addirittura, lo posizionai dentro la cassa armonica appoggiata alle rocche dei bassi. Tieni conto che non potevo fare mille esperimenti perché i primi anni della Casa del vento giravo con degli strumenti a prestito. D’altronde, la fisarmonica è uno strumento costoso e non avevo ancora capito che sarebbe diventata l’arma più importante del mio arsenale, e sarebbe stato inutile comperare una schifezza giusto per spendere di meno. Più avanti negli anni, acquistai una Excelsior modello 940, centoventi bassi, e cominciai proprio ad avvicinarmi seriamente a quel mondo. Cambiai anche amplificazione e passai ai microfoni Sennheiser equipment, che uso tuttora”.
Si discute, poi, di stile e influenze: “Una fonte d’ispirazione è stato lo stile di James Fearnley dei The Pogues. Essenziale, efficace, senza tanti fronzoli; ma ho amato moltissimo anche Richard Galliano, anche se, di certo, io non raggiungo quei livelli!”, ci tiene a precisare il modesto Lanzi.
“Per quanto riguarda la tromba adoro Paolo Fresu, ma anche il mondo patchankato di Roy Paci & Aretuska mi piace molto. Abbiamo, tra l’altro, ospitato sul nostro palco Roy, in occasione di un concerto in Casentino, nella nostra Arezzo”. E Sauro alla tromba regala un gran bel solo nel brano Loi du marché, tratto da Al di là degli alberi, CD di Casa del vento uscito nel 2004. Più o meno nello stesso periodo, si compra un organetto Castagnari. “L’abbiamo usato in qualche brano. Un bello strumento, mi piaceva, ma non l’ho mai fatto amplificare. Lo suonavo in pochi pezzi e ci posizionavo il microfono davanti, vecchio stile”. Pochi anni dopo Al di là degli alberi, che vanta la presenza di Elisa, nel brano Rachel And The Storm, Casa del vento viene invitata a suonare a Firenze alla festa di Emergency, la ONG italiana fondata da Gino Strada e dalla moglie Teresa Sarti. Nel cast, oltre alla band Toscana, Fiorella Mannoia e Paola Turci, c’è Patti Smith. Durante lo show di Casa del vento, Patti Smith non si muove dalle scalette che accedono al palco e rimane stregata dalla performance della folk rock band di Arezzo. Chiede di avere dei CD e i ragazzi, lusingati, gliene regalano. Pochi giorni dopo, lo staff dell’artista americana contatta la band. Sembra una fiaba, una stupenda fiaba rock, ma è tutto vero: Patti Smith vuole fortemente suonare e collaborare con loro. Poco dopo, la rockeuse scende ad Arezzo e si rifugia con la band in alto Casentino per delle session musicali lunghissime, dalle quali escono anche delle idee e del materiale che Smith inserirà in Banga, il suo album di inediti uscito nel 2012. La collaborazione non finisce in quei giorni passati nel casolare toscano, ma si snoda in un applaudito tour italiano e arriva fino alla partecipazione nell’ultimo videoclip di Casa del vento, Mare di mezzo, uscito nel 2019 per Mescal, l’etichetta di Nizza Monferrato che ha prodotto tutti gli album della band. “Un’esperienza bellissima”. ricorda il polistrumentista aretino, io non mastico molto l’inglese, eppure con Patti e Lenny Kaye, il suo chitarrista storico, ci capivamo e comunicavamo attraverso la musica. Sono davvero fortunato ad aver vissuto tutto questo!”.
Sono periodi duri questi per la musica, ma Sauro Lanzi & Co. hanno in serbo un nuovo album, interamente di inediti. “Ci stiamo trovando, vogliamo registrare e fare uscire questo nuovo album e, quando sarà possibile, vogliamo tornare a suonare dal vivo!”. Perché la musica è una passione che non finisce mai.