Le “stelle” nella Vienna di Maria Teresa d’Asburgo

Creative protagoniste del Settecento musicale asburgico

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La capitale asburgica beneficiò di un lungo periodo di riforme grazie all’impegno e alla politica sociale e culturale ‘illuminata’ dell’imperatrice Maria Teresa (1717-1780), di cui fu prosecutore il figlio, l’imperatore Giuseppe II, uomo colto e appassionato di arti e musica. Le riforme volute dalla sovrana, che con autorevolezza era riuscita a imporre la sua presenza politica agli occhi scettici dei regnanti europei rinsaldando territorialmente i confini dell’impero, riguardarono ogni sfera della vita pubblica: politica, giuridica, economica, religiosa e culturale, nell’idea che le popolazioni del suo enorme impero fossero uniti da uno stesso corpus di regolamentazioni a scapito dei particolarismi locali. Tra le più importanti riforme vi fu senza dubbio quella dell’istruzione pubblica, che divenne obbligatoria per tutti i bambini dai sei ai dodici anni, maschi e femmine, anche delle classi popolari, con corsi supplementari per i giovani dai tredici ai vent’anni. Conseguenza ne fu che, dopo il potente esempio fornito dalla stessa sovrana, alle donne cominciò a esser consentito accedere allo spazio pubblico anche in ambito artistico e, nella seconda metà del Settecento, la capitale contava un numero significativo di musiciste finemente educate all’arte clavicembalistica, al canto e alla composizione, che esercitavano esibendosi in concerti privati, le cosiddette Accademie, e pubblici.

Marianne von MartinezSpiccava tra tutte l’eccellente Marianne von Martinez (1744-1812), pupilla di Metastasio, raffinatissima compositrice, decantata da Charles Burney (1726-1814) nel suo viaggio musicale in Europa quando, nel 1772, trascorse varie settimane a Vienna e nel suo Memories of the Life and Writings of the Abate Metastasio [1]; volendo incontrare il sommo poeta imperiale, conobbe la dotatissima musicista, presso la cui residenza di famiglia questi alloggiava. Figlia di un militare spagnolo, nato a Napoli ma trasferitosi a Vienna in qualità di Maestro di cerimonie del Nunzio papale, la fanciulla ricevette un’eccellente educazione, che le fu permessa dalla posizione preminente del padre. La famiglia viveva in un palazzo storico della Michaelplatz, nel centro della capitale, e condivideva il piano con Pietro Metastasio, che per l’affettuoso rapporto di amicizia ne divenne quasi un congiunto; presa a cuore Marianne, che lo ricambiò con incondizionato affetto fino alla morte, fu suo mentore tanto nella formazione umanistica che nell’educazione musicale [2]. La indirizzò quindi ai migliori maestri del tempo per cui la giovane studiò pianoforte con Haydn, canto con Niccolò Porpora e composizione con Giuseppe Bonno e Johann Adolf Hasse. La giovane dedicò l’intera vita allo studio dei maestri napoletani e alla composizione: la sua fama di enfant prodige, cominciata con l’esecuzione pubblica alla Michaelkirche della sua prima Messa, composta a soli diciassette anni, le rinnovò l’apprezzamento della corte, cui non era nuova poiché più volte sin da bambina aveva suonato per Maria Theresia, e le assicurò un posto nell’élite musicale cittadina, coltivato per tutta la vita attraverso le accademie organizzate regolarmente nella sua dimora – ad alcune delle quali Mozart partecipò suonando con lei a quattro mani. Oltre a quattro messe, scrisse salmi, numerose sonate per tastiera (ce ne rimangono solo tre, le altre furono distrutte in un incendio nel 1927), un concerto e musica vocale. La sua fama varcò i confini e la rese celebre anche all’estero: fu infatti, la prima donna in assoluto a essere ammessa, nella storia della gloriosa Istituzione, all’Accademia Filarmonica di Bologna da Padre Giovanni Battista Martini, che tenne in alta considerazione i due Salmi che lei inviò per concorrervi.

Maria Theresia von ParadisAltra musicista ben nota al pubblico viennese e che guadagnò fama e ammirazione ovunque si esibisse in Europa, fu la prodigiosa Maria Theresia von Paradis (1759-1824), organista, pianista e compositrice divenuta cieca intorno all’età di tre anni. Figlia del Segretario imperiale dell’omonima sovrana, dalla quale aveva rispettosamente tratto il nome, venne sapientemente spronata dai genitori rivelando doti prodigiose di apprendimento e una memoria fenomenale, ben colti dal suo primo insegnante di organo Franz Josef Fuchs, poi dal pianista e compositore olandese Georg Friedrich Richter, e infine dal celebre Kapellmeister Leopold Kozeluch. Divenuta una provetta pianista, raccontava come il metodo adottato per imparare a suonare nonostante la menomazione consistesse nel disporre alle lezioni di due pianoforti, e che ascoltare il brano una volta le era sufficiente per riprodurlo – e conosceva a memoria a vent’anni già sessanta concerti… Leggendari ma vani furono i tentativi di cura del celebre Anton Mesmer, con cui entrò in contatto nel 1777, che testò su di lei le sue teorie sul magnetismo animale senza riuscire però a guarirla. Studiò ancora canto con l’italiano Vincenzo Righini e composizione con Antonio Salieri. Protetta dalla regnante, divenne la beniamina di molti musicisti a lei contemporanei e fu dedicataria di brani appositamente composti da autori come Haydn, Salieri e Mozart stesso – che secondo alcuni scrisse per lei il concerto K 456. La sua inarrestabile vocazione la portò a una carriera concertistica eccezionale; nel 1783, intraprese (in compagnia della madre e di Johann Riedinger, amico e librettista che aveva creato per lei una tavola per la composizione) un tour concertistico di tre anni che la fece esibire con successo in molte capitali europee – a Londra venne battezzata the blind Enchantress. Stabilitasi per un tempo a Parigi nel 1786, vi ebbe frequenti e fruttuosi scambi con il medico Valentin Haüy, che, da lei ispirato, fondò anni dopo una delle prime scuole per non vedenti. La sua singolare storia ha dato luogo a speculazioni fantasiose, romanzi [3] e film [4]. Apprezzata concertista, raffinata compositrice di opere, cantate e musica strumentale (di molte si è persa traccia e di quella ben nota, la Sicilienne non è certa la “maternità”) dedicò grandissime energie nella seconda parte della sua vita alla creazione a Vienna, nel 1808, della prima scuola di musica aperta anche ai non vedenti, a cui si dedicò con passione formando un grande numero di valenti allieve.

Altra allieva di Kozeluch fu Josepha von Auernhammer (1758-1820), viennese anch’ella, che dopo lo studio con il famoso didatta boemo divenne allieva di Mozart, quando questi, trasferitosi nella capitale nel 1781, andò ad abitare in casa della famiglia della ragazza. Josepha fu una delle predilette e più fedeli allieve del compositore salisburghese, il quale in alcune lettere scritte nel 1782 ne elogiò le grandi doti pianistiche e compositive. Mozart le dedicò la Sonata per due pianoforti K. 448, il Concerto per due pianoforti e orchestra K. 365 – che eseguì con lei in numerose occasioni – e le Sei Sonate per fortepiano e violino composte a Vienna nel 1781, denominate appunto Auernhammer Sonaten, primi brani composti nella capitale asburgica.

Harmonica ingleseMarianne divenne anche la curatrice, per Artaria, dell’edizione delle sonate e delle ariette variate del Maestro, di cui fece accurate revisioni. Quando il padre di Marianne morì, Mozart, da attento mentore, si curò del suo futuro artistico presentandola alla Baronessa Waldstätten, che ne divenne la protettrice assicurandole il prosieguo degli studi. La giovane, dal carattere determinato e tenace nella propria vocazione musicale, continuò la carriera concertistica, cosa rarissima, anche dopo il matrimonio e quattro figli, e diede ottime prove di composizione scrivendo un nutrito numero di Variazioni per il suo strumento, su temi di Mozart, Salieri, Cherubini e altri autori contemporanei; tra queste, quelle su Der Vogelfänger bin ich ja (le uniche mai scritte sulla celebre aria di Papageno, dal Flauto Magico), scritte nel 1791, appena dopo la rappresentazione dell’opera, che forse Mozart ebbe ancora modo di ascoltare nel fatidico ultimo anno della sua vita.

Marianna Auenbrugger (1759-1782) [5] e la sorella maggiore Katharina (1755-1825), entrambe pianiste e compositrici, furono parimenti note e ammirate nell’ambiente musicale viennese, e si produssero regolarmente in concerto come pianiste e cantanti. Figlie di un medico, gran cultore della musica (anche autore di un libretto per un’opera di Salieri), ricevettero un’eccellente formazione musicale alimentata dall’ambiente familiare: la loro casa era infatti sede di regolari matinée musicali, cui partecipavano oltre all’amico Salieri (di cui il padre delle fanciulle fu testimone di nozze) anche Haydn e Leopold Mozart. In un’atmosfera animata dall’élite musicale dell’epoca i talenti di entrambe le sorelle fiorirono, e divenute provette pianiste vennero pubblicamente elogiate per la destrezza tecnica e le qualità espressive del suono. Marianne sviluppò le proprie capacità principalmente nel pianoforte e nella composizione, mentre Katharina (anche chiamata Franciska) seppe eccellere anche nel canto in cui si esprimeva “con intonazione pura e vero sentimento”: Haydn, grande estimatore delle sorelle, dedicò loro le sonate per pianoforte Hob. XVI:35-39 e 20. I loro destini furono tuttavia ben differenti: Marianne, di salute malferma, ebbe una vita minata dalle precarie condizioni fisiche e non ebbe modo di sviluppare il suo potenziale creativo perché morì di tubercolosi alla giovane età di ventitré anni. Notevoli erano tuttavia stati i traguardi raggiunti nella composizione, tanto da indurre Salieri, colpito dal suo talento, a prenderla sotto la propria tutela artistica e a renderle un commosso omaggio postumo. Dopo la sua morte, infatti, volle che venisse pubblicata presso Artaria, a sue spese, la Sonata in mi bemolle composta dalla giovane, tuttora l’unica opera di Marianna a noi rimasta, e compose un’ode funebre per l’ex allieva, Deh si piace voli, che volle inserita nell’appendice firmandosi “amico e ammiratore delle Lei rare Virtudi”. Katharina proseguì invece un’intensa e ammirata attività di interprete partecipando a numerose accademie cittadine, almeno fino al matrimonio con Zois von Edelstein, vedovo con quattro figli.

Ma oltre alle musiciste cittadine la scena musicale viennese poteva contare su un grande di numero di artiste itineranti che soggiornavano nella capitale per lunghi periodi, attratte anche dalla presenza di Mozart, che vi risiedette per un decennio, dal 1781 all’anno della morte. Cantanti e strumentiste tra le più acclamate del momento si alternavano nei teatri e nelle sale da concerto per soddisfare un pubblico colto, avido di novità ed estremamente esigente. Tra queste la cantante italo-inglese Nancy Storace (1765-1817), la cui fama internazionale, conquistata in Inghilterra e in Italia, aveva spinto Giuseppe II a chiamarla a corte nel 1783 come primadonna di una nuova compagnia specializzata nell’opera buffa italiana – la stessa per la quale convocò successivamente il librettista Lorenzo da Ponte. La vocalità, la comunicativa attoriale e l’innato dono per la commedia di Nancy Storace furono decantati da molti critici e la resero interprete privilegiata di opere dei compositori contemporanei, tra cui Salieri e Mozart. Questi le affidò il primo ruolo assoluto di Susanna ne Le Nozze di Figaro [6], per il quale rimase celebre. Quando la cantante lasciò Vienna nel 1787 sembra che Mozart le dedicasse l’aria Ch’io mi scordi di te?… Non temer, amato bene KV 505, per soprano, pianoforte e orchestra, che interpretò, con la stessa cantante, al concerto d’addio per lei organizzato.

Regina StrinasacchiAltra grande interprete presente sulle scene viennesi fu la famosa violinista Regina Strinasacchi (1761-1839) [7], originaria di Ostiglia (Mantova), bambina prodigio il cui talento era stato coltivato all’eccellente scuola dell’Ospedale della Pietà di Venezia, dove aveva completato gli studi nel 1777; perfezionatasi a Parigi aveva cominciato la brillante carriera concertistica nel 1783, prima in Germania e l’anno dopo nella capitale asburgica, per poi continuarla nei principali centri europei. Mozart, ammirato dal suo virtuosismo e soprattutto dalla bellezza del suono, le dedicò la sonata in si bemolle K 454 (detta appunto Strinasacchi) che eseguì con lei il 29 aprile 1784 alla presenza dell’imperatore Giuseppe II. Non avendo tempo per scrivere per intero la parte pianistica, sembra che il compositore l’avesse solo abbozzata e che Strinasacchi eseguisse a prima vista la parte per violino mentre lui improvvisava al pianoforte. L’anno successivo, la violinista, sposato il famoso violoncellista Conrad Schlick, proseguì una brillante e fortunata carriera che portò la coppia alla corte del duca Ernesto II a Gotha dove la donna, anche eccellente chitarrista e formata alla direzione d’orchestra, ebbe mansioni pari a quelle del consorte nella guida dell’orchestra ducale.

GlassarmonicaNon si può non menzionare, tra le “stelle” fisse o di passaggio che arricchirono il tessuto musicale della sfarzosa Vienna e dell’Europa settecentesca, la straordinaria Marianne Kirchgessner (1769-1808), celebre virtuosa tedesca di glassarmonica, cieca, come Paradis, dall’età di circa quattro anni. Cominciato lo studio del pianoforte era presto passata a quello del singolare strumento, abbastanza in uso all’epoca [8], con il Kapellmeister Joseph Aloys Schimittbauer. Nel 1791, intraprese un tour musicale che le aprì le porte dei teatri di Praga, Dresda, Lipsia, Amburgo e di altre città, dove si recò accompagnata dall’editore (e suo biografo) Joseph Bossler e da sua moglie. Il suo strumento dal suono fascinatorio incantò e ispirò artisti, musicisti e poeti, come Schiller e Goethe mentre il suo repertorio si arricchiva di brani a lei dedicati da Haydn, Viotti, Cramer, Salieri, Vanhal. Si fermò a Vienna nel 1791 per conoscere Mozart e questi, estasiato dal suono dello strumento e dalla virtuosa, le dedicò due delle sue ultime opere, eseguite nel mese di maggio dello stesso anno: il Quintetto per glassarmonica, flauto, oboe, viola e violoncello K 617 e l’Adagio e Rondò K 356/617a, definito da Alfred Einstein una delle opere “divine” del compositore salisburghese. La precoce morte della musicista venne da alcuni ascritta proprio allo strumento, che aveva fama di avere un suono incantatorio, magico e distruttivo [9], tanto da venire vietato e cadere in completo disuso.

Concludendo, la rassegna fin qui presentata, illustrativa e non certo esaustiva, vuole evidenziare quante notevoli donne musiciste, forti dell’educazione sviluppata in un clima sociale emancipato come quello viennese, abbiano intrapreso la carriera professionale con autonomia e addirittura audacia nel contesto sociale europeo. Partecipi, al pari dei colleghi uomini, dell’espansione del mercato musicale, sono state interpreti, compositrici, didatte, organizzatrici, viaggiatrici e, a pieno titolo, creative protagoniste di una società itinerante e cosmopolita come quella del Settecento musicale.

 

 

Orietta Caianiello, napoletana, ha spaziato nella sua attività artistica dal solismo a molti campi del camerismo. Si è esibita con il Trio Busoni e lo Ianus Piano Duo ed è attualmente pianista dell’ensemble di musica contemporanea Freon di Roma e del Trio Domus, dedicato al repertorio femminile. Ha suonato presso le principali città italiane e all’estero e ha inciso numerosi CD. Titolare della cattedra di Musica da camera al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, si dedica attivamente alla ricerca e diffusione di musica di compositrici storiche, con il progetto “L’Ombra Illuminata. Donne nella musica” presso il Conservatorio di Bari, e le Giornate di studio “Le Musiciste”, in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre. Laureata al DAMS è autrice di articoli e saggi.

 

[1] Charles Burney, Memories of the Life and Writings of the Abate Metastasio, Londra, G.G. and J. Robinson, 1796.
[2] Si veda il volume di Irvin Godt, Marianne Martines: a Woman Composer in the Vienna of Mozart and Haydn, ed. by John A. Rice, Rochester, University of Rochester Press, 2010.
[3] Tra questi, di Michèle Halberstadt, L’incroyable histoire de Mademoiselle Paradis, Parigi, Albin Michel, 2008.
[4] Tra questi, di Barbara Albert, Mademoiselle Paradis, 2018.
[5] Su Auenbrugger e sulle successive artiste descritte si veda l’importante contributo di Melanie Unseld, Mozarts Frauen: Begegnungen in Musik und Liebe, Reinbek bei Hamburg, Rowohlt Taschenbuch Verlag, 2005.
[6] La rappresentazione avvenne al Burgtheater di Vienna il 1° maggio 1786 sotto la direzione dell’autore.
[7] Un accurato studio sulla musicista è quello a cura di Giuseppe Schivardi, Gisa Steguweit e Maria Rita Bruschi, Regina Strinasacchi: violinista nel Settecento europeo, Verona, Scripta edizioni, 2019.
[8] La glassarmonica fu inventata in Inghilterra e perfezionata da Benjamin Franklin intorno al 1760.
[9] Anche Anton Mesmer utilizzava la glassarmonica come mezzo ipnotico per le cure basate sul magnetismo. Si diffuse però l’idea che provocasse danni alla salute mentale e anche i virtuosi dello strumento progressivamente rinunciarono per preoccupazione. Già intorno al 1830 l’uso della glassarmonica divenne obsoleto.