Le recensioni di S&M: Rust – Luca Dalpozzo Quintet

311

RUST

Luca Dalpozzo Quintet

Etichetta discografica: nusica.org

Anno produzione: 2020

di Stefano Dentice

 

RustUn climax suggestivo, surreale, adornato da sonorità cosmiche, evocative, pervasive, da inebrianti intarsi armonici, intrecci ritmici e temi articolati, complessi, ma al tempo stesso maliardi. Rust è la nuova fatica discografica firmata Luca Dalpozzo Quintet, ardimentosa formazione costituita da Manuel Caliumi (sax alto), Frank Martino (chitarra ed elettronica), Giulio Stermieri (pianoforte), Luca Dalpozzo (contrabbasso) e Marco Frattini (batteria). I sette brani che danno vita al CD sono composizioni originali figlie dell’ubertosità del contrabbassista. Alamar colpisce di primo acchito soprattutto per l’impatto sonoro. L’eloquio di Martino è ipnotico, impreziosito da una musicalità colta, sopraffina. Caliumi si esprime attraverso un discorso improvvisativo ricco, spigliato, pregno di sprint cromatici ed esplorazioni timbriche. In Drew a Dream il mood è magnetico, tensivo, volto a creare suspense. Il playing di Stermieri è sobrio, incantato, quasi come fosse incastonato nella sfera celeste. Dalpozzo dà vita a un’elocuzione cantabile, profonda, intrisa di senso melodico. Lo sghimbescio Gyorgy Cluster Dance desta subito l’attenzione. Qui il pianista snocciola intriganti asperità armoniche, ma (segnatamente) in questo brano gioca un ruolo fondamentale il batterista Frattini, che architetta un comping a dir poco stimolante, un drumming che offre mille spunti per i solisti. In pieno solco contemporary jazz, con venature free e avant-garde jazz, Rust è un album che brilla per il commendevole spirito di ricerca e innovazione, per il desiderio di comunicare attraverso una propria identità stilistica ben definita, frutto (anche) di un interplay sempre presente e vivo.

 

GUARDA IL VIDEO