L’amore per la melodia che si riflette sulle proprie esperienze

Nell’idea compositiva del fisarmonicista Roberto Palermo, i suoi brani originali sono figli di un percorso esperienziale

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Roberto PalermoRoberto Palermo è un fisarmonicista estremamente versatile, che non si fossilizza mai su un unico genere musicale. Il suo stile è ispirato, evocativo, pregno di cantabilità, lirismo e senso melodico, assai intenso dal punto di vista espressivo, ma sempre corroborato da un’ottima padronanza strumentale e da una sapiente gestione della dinamica attraverso cui dà vita a nuance timbriche particolarmente toccanti. Norvegese d’adozione e d’azione, Palermo fa un excursus della sua vita artistica sviscerandone i contenuti più interessanti.

Partendo da una formazione classica, attraverso cui ti sei distinto in numerosi concorsi nazionali e internazionali di fisarmonica, hai spostato l’attenzione sul jazz dapprima incontrando il noto fisarmonicista Renzo Ruggieri. Questo incontro ha contribuito in modo determinante ai fini della tua crescita in ambito jazzistico?

Sì, decisamente. Venendo da una formazione classica con il M° Lucio Cortese, pioniere della fisarmonica classica in Calabria (parliamo del 1986), il jazz era un mondo affascinante ma complesso da avvicinare. Renzo Ruggieri mi ha aiutato a comprendere il linguaggio dell’improvvisazione, la libertà armonica e il ruolo della fisarmonica in questo contesto. Il suo approccio mi ha fornito gli strumenti per esplorare appunto il jazz in modo personale, senza perdere la mia identità musicale.

Roberto Palermo (PH Francesco Saggio)Poi, nel tempo, hai frequentato alcune masterclass con due figure iconiche della fisarmonica mondiale: Richard Galliano e Frédéric Deschamps. Quali sono gli insegnamenti più preziosi che hai appreso da questi due giganti dell’accordion?

Galliano mi ha trasmesso l’importanza del fraseggio e dell’espressività, la capacità di far “cantare” la fisarmonica come uno strumento orchestrale. Con Deschamps, invece, ho approfondito la tecnica pura e la fisicità dello strumento, migliorando la gestione del mantice e la precisione nell’esecuzione. Due visioni complementari che hanno arricchito il mio modo di suonare.

La tua attività artistica comprende anche esperienze teatrali e cinematografiche, dunque non solo concertistiche. Queste due dimensioni arricchiscono ulteriormente il tuo bagaglio esperienziale?

Senza dubbio. Lavorare in teatro e nel cinema mi ha fatto sviluppare una maggiore consapevolezza della narrazione musicale e del potere evocativo della fisarmonica. È un’esperienza diversa dal concerto “tradizionale”, perché devi adattarti a una drammaturgia, collaborare con altri artisti e trovare un equilibrio tra musica e scena.

Nella tua visione della fisarmonica, questo strumento non è solo ed esclusivamente classico o tradizionale, bensì molto più versatile dal punto di vista stilistico. Ciò anche per quanto concerne l’aspetto compositivo. A proposito di brani originali, quali sono le influenze e quali le tue maggiori fonti d’ispirazione quando ti dedichi alla composizione?

Sono un amante smodato della melodia e quindi prendo ispirazione dalla musica italiana di un tempo, dalle sonorità del tango, dal jazz e dalla musica colta. Mozart, Bach e Piazzolla sono sicuramente un riferimento importante, così come Galliano e altri compositori contemporanei. Ma cerco sempre di scrivere musica che rifletta il mio percorso e le mie esperienze, senza limitarmi a un solo stile.

Roberto PalermoTi esibisci in tutta Europa, ma vivi in Norvegia. Lì, a Oslo e dintorni, a prescindere dal genere musicale, il livello d’interesse per la fisarmonica e per i fisarmonicisti è più alto rispetto all’Italia?

Dipende. In Norvegia la fisarmonica ha una forte tradizione nel folk, ma c’è anche curiosità per il suo utilizzo in ambiti più moderni e sperimentali. In Italia, pur avendo una grande storia, a volte è ancora vista come uno strumento legato solo alla tradizione. Diciamo che in Norvegia ci sono meno pregiudizi e più apertura verso nuovi linguaggi. Ma fortunatamente, proprio in Italia, le cose stanno cambiando negli ultimi anni.

Guardando al tuo strumento, quale modello di fisarmonica utilizzi in studio di registrazione e nei concerti?

Suono una Tiranti mod. Euphonia Classic IV Gold Edition, uno strumento che ho sviluppato in collaborazione con Tiranti per ottenere il suono e la risposta che cercavo. È una fisarmonica che combina tradizione e innovazione, con un mantice reattivo e una timbrica ricca, perfetta sia per il jazz che per la musica da camera e orchestrale. Inoltre, mi garantisce versatilità e un suono ricco sia dal vivo che in studio.

Roberto Palermo e Richard GallianoSempre a proposito di accordion, come hai già detto, hai stretto una collaborazione con l’azienda Tiranti. Quando e com’è nato questo sodalizio professionale?

È nato in modo naturale. Da anni mi affidavo a Tiranti per la manutenzione e le riparazioni della mia vecchia fisarmonica, perché mi trovavo molto bene per simpatia e professionalità. A un certo punto ho sentito l’esigenza di creare uno strumento su misura per il mio stile, cercando il mio suono. Così abbiamo iniziato a lavorarci insieme. Il risultato è stato proprio la Tiranti mod. Euphonia Classic IV Gold Edition. Il 7 gennaio 2021 sono diventato ufficialmente Brand Ambassador Tiranti in Norvegia, consolidando questa collaborazione basata su amicizia, qualità, ricerca e innovazione.

Il tuo calendario artistico, a stretto giro di posta, è già fitto di impegni?

Sì. Ho diversi concerti in programma con vari progetti, in Norvegia e soprattutto nei Paesi baltici. Uno è dedicato ad Astor Piazzolla e si intitola Tango Resonance, un altro pensando al tango in generale dal titolo Una Notte a Buenos Aires. Mentre l’altro ancora è MediterrAnima, il mio progetto di musica originale composta da me e arrangiata per orchestra o quintetto d’archi dal maestro Renzo Ruggieri.

 

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