Concertismo e insegnamento. Intervista a Francesco Gesualdi (2a parte)

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GesualdiQuella che segue è la seconda parte dell’intervista al fisarmonicista Francesco Gesualdi, direttore del G.A.M.O. di Firenze e docente di fisarmonica al Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino (…)

 

Tra i suoi numerosi progetti vi è il duo con Luigi Attademo, uno dei più rinomati chitarristi italiani. Di cosa si tratta, quali sono le musiche sulle quali lavorate e in quali contesti le proponete?

A questa domanda rispondo con particolare piacere: io e Luigi (Attademo) suoniamo da oltre dieci anni insieme. Abbiamo costituito il nostro Duo con il progetto chiaro e deciso di eseguire per chitarra e fisarmonica – organico strumentale dalla combinazione timbrica desueta, almeno in ambito colto – musica originale appositamente scritta per noi. Nel tempo io e Attademo abbiamo consolidato una grande amicizia, grazie alle nostre affinità culturali e alla nostra visione comune del fare musica. Abbiamo fatto molte cose insieme: fra tutto cito il nostro tour in Australia, sostenuto anche da una importante istituzione italiana quale è il CEMAT e il suo progetto Sonora. Il nostro obiettivo è stato quello di portare questa nostra esperienza in Duo non solo nei Teatri, nelle Stagioni di concerti, ma anche in contesti come Università, Centri musicali e Istituzioni culturali. Abbiamo infatti suonato, oltre che nel prestigioso Auditorium della National Gallery of Victoria di Melbourne, all’Auditorium della Monash University, università dove abbiamo anche tenuto, per le classi di composizione, una lezione-conferenza circa la letteratura e la scrittura per fisarmonica e chitarra. Abbiamo suonato all’Università di Melbourne, a Sidney per l’Istituto Italiano di Cultura e, in diretta, per la Radio SBS australiana.

Hanno scritto per noi il chitarrista e compositore Dusan Bogdanovic, i compositori Alessandro Solbiati, Mauro Cardi, Thomas Reiner, Alessandro Magini (del pezzo di Magini esiste anche un’incisione molto buona a mio parere – EMArecords), Giancarlo Cardini.

Può parlarci degli spettacoli Dino Campana e Breath, nei quali lei esegue le musiche?

Questi che mi cita sono progetti che hanno avuto una soddisfacente fortuna critica ed esecutiva. Il progetto Campana nasce dalla collaborazione ormai decennale che ho con il compositore Alessandro Magini. L’ho incontrato per la prima volta nel 2002 e da allora Magini ha scritto molto per fisarmonica, musica che mi ha dedicato e che ho eseguito in prima assoluta: fisarmonica sola; fisarmonica e chitarra (per il mio Duo con Attademo); fisarmonica baritono e oboe (per il progetto Futurismo in periferia da me ideato); fisarmonica e organo (che ho inciso con Magini esecutore all’organo); fisarmonica e violoncello (commissione Teatro Metastasio di Prato); fisarmonica violoncello e mezzosoprano, Trio quest’ultimo che riguarda il progetto Campana. Tutta questa musica è stata recentemente incisa in un disco Ema Records. Il progetto è un viaggio musicale che ripercorre la poesia di uno dei più grandi poeti italiani del primo Novecento. Dino Campana ha viaggiato nella poesia e nel mondo con la medesima irrequietezza, dalla nativa Marradi – tra le montagne dell’Appennino Tosco-Emiliano – a Parigi, da Buenos Aires e Montevideo, a Genova. Le musiche che incrociano le sue poesie sono state scelte, dice Magini, per “contrasti e assonanze” nel repertorio (tra colto e popolare) a cavallo tra ‘800 e ‘900. Lo spettacolo prevede l’alternarsi, senza soluzione di continuità, di “arrangiamenti musicali, per voce, violoncello e fisarmonica, di Arie-Chansons-Tanghi-Lieder” a Interludi strumentali originali, scritti da Alessandro Magini per lo stesso organico strumentale.

Breath (Respiro) – un titolo pertinente (nomen omen!) per un pezzo per fisarmonica – è il risultato della mia richiesta al compositore romano Mauro Cardi di far diventare la pièce teatrale di Samuel Beckett, dallo stesso titolo Breath, un pezzo di musica per fisarmonica e live electronics, una composizione indipendente dalla struttura della piéce del drammaturgo irlandese, ma che si ispirasse al suo contenuto.

Un testo, quello di Samuel Beckett, senza personaggi e senza parole, che consiste nella descrizione dettagliata di una scenografia, di una regia luci, di una indicazione di elementi acustici. Il tutto per la durata complessiva di 35 secondi. Quando ho scoperto per la prima volta questa opera di Beckett, autore di cui sono appassionato, rimasi colpito e sedotto, pensai subito che questo lavoro rappresentasse lo spunto giusto per lo sviluppo di un progetto musicale. Il pezzo è stato scritto nel 2007 – dura sette minuti – su commissione dell’antichissimo Festival dell’ “Estate Fiesolana” e l’ho eseguito per la prima volta lo stesso anno in prima assoluta al Teatro Romano di Fiesole, davanti a mille persone. Dico il vero, la musica contemporanea davanti a mille persone, in quell’occasione. Dal 2007 ho avuto la fortuna, il merito, il piacere, di suonarlo molte altre volte, in alcuni dei più importanti centri musicali, l’ultima volta per il format TR_MICRO ideato da Tempo Reale, centro di musica-ricerca-produzione nuove tecnologie di Firenze, fondato da Luciano Berio.

Quali sono i repertori – tra i molti ai quali si dedica – che l’hanno vista più impegnato recentemente?

I repertori che frequento sono quelli soprattutto legati alla Musica Antica e alla Musica Contemporanea, stili musicali temporalmente così lontani ma spesso così vicini, in grado di evocarsi reciprocamente, sia per aspetti legati alla concezione del suono che per aspetti più strettamente legati alla pratica compositiva.

Tra i programmi più recenti ho suonato musica della Gubaidulina (Sala Petrassi Auditorium di Roma – Stagione concertistica “Contemporanea” del Parco della Musica Contemporanea Ensemble) e di Hosokawa (Festival GAMO di Firenze), in occasioni di concerti monografici in presenza dei compositori. Per gli Amici della Musica di Ancona – in occasione dei cent’anni della nascita di questa importante Società di Concerti – ho suonato in prima assoluta l’ultima composizione di Mauro Cardi – commissione Amici della Musica -, per soprano, violino, chitarra elettrica, fisarmonica, contrabbasso, percussioni e voce recitante. La voce recitante era un attore di razza come Carlo Cecchi, un pezzo importante di Teatro italiano. Progetto che abbiamo replicato a Firenze al Teatro Goldoni in diretta su Rai Radio3. Tengo anche a sottolineare il lavoro fatto sulla musica e il teatro di Mauricio Kagel, ho suonato tutto quanto lui ha scritto per fisarmonica, e musica da camera con fisarmonica, compreso il suo pezzo del 1972 per cinque fisarmoniche, spingendomi anche ad interpretare sue opere di “Teatro dell’esecuzione”, in qualità di performer. Fra i vari concerti che ho fatto, dedicati a Kagel, naturalmente mi piace ricordare quello realizzato alla Biennale di Venezia 2010.

Può dirci su quale progetto sta lavorando in questo periodo?

Sto lavorando ad un programma tutto nuovo per fisarmonica e voce molto originale che realizzerò con una cantante che ammiro molto, si tratta del soprano Laura Catrani, con la quale sto costituendo un Duo stabile.

Sto preparando un programma, anche questo tutto nuovo, fatto di tutte prime esecuzioni, per fisarmonica ed elettronica, su cui ho iniziato a lavorare in Germania la scorsa estate, in residenza presso il Centro ZKM di Karlsruhe. Il programma prevedrà sei nuove composizioni per fisarmonica ed elettronica, che tre autori tedeschi e tre italiani stanno scrivendo per me e per questo mio progetto.

Ad aprile inizierò a registrare un mio disco, per una interessante etichetta discografica, che uscirà i primi mesi del 2015, ma del progetto discografico mi farebbe piacere parlarne più a fondo in occasione della sua uscita, se me ne darete l’occasione.

Continuerò ad essere la fisarmonica del PMCE Ensemble in residenza al Parco della Musica di Roma, diretto da Tonino Battista.

Il prossimo marzo suonerò per la Fondazione Pietà di Turchini di Napoli, in occasione della loro stagione concertistica 2013/14. Eseguirò musiche di Frescobaldi, la prima assoluta di una nuova composizione per fisarmonica che il compositore italiano Stefano Gervasoni ha scritto per me, e ancora musiche della Gubaidulina e di Aldo Clementi.

Prima di concludere questa intervista mi permetta di ricordare e di rendere omaggio ad un importante violoncellista, che è venuto a mancare recentemente (31 gennaio 2014), grande interprete con cui ho avuto il piacere e l’onore di suonare sieben worte di Sofia Gubaidulina. Si tratta di Alexander Ivashkin. Una grande personalità musicale, ha collaborato con i più importanti compositori del novecento ed è stato diretto dai più importanti direttori. Per lui ha composto musiche Alfred Schnittke. Ciao Alexander!