Francesco Citera: la musica per mettere a nudo la propria personalità

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Francesco CiteraFortemente legato alle radici della sua meravigliosa terra, il Cilento, Francesco Citera è una fisarmonicista dalla profonda sensibilità, spesso e volentieri ispirato e guidato dal suo istinto musicale. Con questa piacevole chiacchierata racconta e descrive il suo lato umano e artistico.

Leggendo la tua biografia, balza agli occhi una tua singolare pubblicazione musicale a soli 13 anni: “Francesco Citera e il suo organetto”. Come nasce l’idea di realizzare un progetto già da adolescente?

«Sul finire degli anni Ottanta, nel Cilento, andava fortissima la moda di registrare musicassette di organetto. Praticamente lo facevano tutti. Mio padre (è a lui che devo tutto rispetto alla mia attività di musicista, sia come trasmissione della passione che come perseveranza pratica della stessa professione), ascoltando le varie registrazioni che circolavano, si rese conto che il mio modo di suonare non era inferiore alla maggior parte di quei lavori. Così, contattò uno studio di registrazione, precisamente il “TVA Studio” di Tonino Valletta, che all’epoca credo fosse l’unico. Dunque, in un pomeriggio intero nacque quella famosa cassetta».

Da organettista hai ottenuto il secondo posto al campionato mondiale, mentre in veste di fisarmonicista ti sei guadagnato il podio in numerosi concorsi nazionali e internazionali. Sotto l’aspetto prettamente tecnico e comunicativo, preferisci esibirti con l’organetto o con la fisarmonica?

«Devo dire, con grande rammarico, che ormai non suono quasi più l’organetto. Quando quattordicenne iniziai a dedicarmi alla fisarmonica, man mano che avanzavano gli anni venivo sempre più rapito dalla magia sconfinata di questo strumento. Così, in modo non ragionato, ma del tutto spontaneo, cominciai a concentrare tutte le mie energie su di essa. Comunque, dipende molto dal contesto. Ci sono serate, soprattutto quelle di convivio, nelle quali ovviamente l’organetto trova la sua più naturale collocazione. Per tutto il resto c’è la fisarmonica».

Francesco CiteraNel corso della tua prolifica carriera hai vissuto un’esperienza molto particolare che ti ha consentito di divulgare la musica cilentana negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra e in Scozia. Il pubblico statunitense, francese, inglese e scozzese come si è posto nei confronti di questo genere musicale?

«Certamente se fosse stata musica napoletana sarei stato avvantaggiato, perché è la massima espressione della musica italiana all’estero. Invece, con quella cilentana, è stato un po’ più complicato, poiché prima di tutto ho dovuto attirare l’attenzione verso un prodotto sconosciuto ai più. La differenza, però, è che il pubblico all’estero (anche se è di origine italiana) è più curioso e aperto alle novità. In Italia, purtroppo, soprattutto ultimamente, questa curiosità si sta perdendo. Devo constatare, in base alle mie esperienze, che alla gente piace sentire brani già conosciuti. Doversi impegnare a comprendere un gruppo emergente o pseudo sconosciuto che presenta il suo progetto sembra sia diventata una faticaccia».

Per quattro anni hai collaborato nel programma televisivo RAI “Uno Mattina”, dove ti sei esibito con un’orchestra di fisarmoniche. Inoltre, molte tue composizioni originali sono state utilizzate come colonne sonore per pubblicità e documentari nazionali. Quanto hai imparato dall’esperienza televisiva e qual è il tuo approccio compositivo?

«L’istinto! Io non ho studiato composizione e non mi sentirei mai di definirmi un compositore. Nella quasi totalità dei casi ho seguito l’istinto. Un motivo che ti viene in mente cominci a fischiettarlo, poi pian piano allunghi, accorci, tagli, cuci. Insomma, sicuramente l’esperienza gioca un ruolo fondamentale in queste situazioni. Ho anche avuto la fortuna di studiare con Carmine Di Marco, una fonte infinita di sapere musicale. Per quanto riguarda la TV, mi ha insegnato ad avere sangue freddo. Quando sei in diretta hai una sola possibilità. Se sbagli di 2 millimetri e sbagli nota… sono dolori».

Sei stato ideatore e direttore artistico di “Futani in Musica”, prestigioso concorso nazionale di fisarmonica e organetto che termina con una serata di gala in cui sono presenti, come ospiti, tantissimi musicisti internazionali. Qual è l’obiettivo e il messaggio culturale di “Futani in Musica”?

«Quello dei concorsi, in genere, dovrebbe essere un messaggio di aggregazione. Però, sfortunatamente, spesso sortiscono l’effetto opposto: cioè la competizione. Ho troppo rispetto per la musica, che considero un’espressione dell’anima, un linguaggio che dovrebbe mettere letteralmente a nudo la personalità di ogni artista. Bisogna imparare a rispettare tutte le forme espressive. Se invece stiamo lì a pesare le note, secondo me falliamo completamente l’obiettivo».

Francesco CiteraGrazie al fondamentale supporto della famiglia Baffetti hai partecipato al Festival Internazionale della Fisarmonica di Castelfidardo, straordinario e storico evento di rilievo mondiale. Potresti raccontare qualche aneddoto legato a questa famosissima rassegna?

«Ci vorrebbero delle ore per parlare solo della loro gentilezza, umiltà e altre mille doti che potrei elencare. Poi servirebbe qualche altra ora per discorrere sul festival. So soltanto una cosa: porterò quella esperienza come la più bella in assoluto della mia vita! Ho stretto tante collaborazioni e spero di stringerne ancora tante, ma essere i protagonisti del Gran Galà di apertura, calcare lo stesso palco di Richard Galliano, Frank Marocco e altri grandissimi nomi della fisarmonica, sarà per sempre motivo di orgoglio e gioia infinita. Il concerto fu apprezzatissimo. Lo dissi nel live quella sera e lo ribadisco oggi a distanza di qualche anno: non trovo le parole per esprimere i miei sentimenti. Solo che qui, a differenza di quella serata, non posso suonare per manifestarli. Fu davvero fantastico».

Per ciò che concerne la tua strumentazione, che tipo di organetto e fisarmonica utilizzi in studio di registrazione e dal vivo?

«Qualche anno fa andai a trovare Genuino Baffetti in azienda e ragionammo pensando a uno strumento che potesse essere concepito per le mie esigenze musicali. Da quel momento in poi, una serie di telefonate, incontri e una sfilza di strumenti che abbiamo sperimentato. Nel corso degli anni tutta la famiglia Baffetti ha messo a mia disposizione la sua esperienza e professionalità, e il buon Genuino, superando le prove di pazienza alle quali lo sottoponevo, ha saputo cucirmi addosso come un sarto quello che credo sia definitivamente il mio strumento: una fisarmonica in quarta con due voci in cassotto, con accordatura rigorosamente secca (punto al quale siamo arrivati dopo circa 10 anni) e con una voce strepitosa. Chiaramente ci sono tanti altri aspetti tecnici che la differenziano da un normale cassotto in quarta, ma forse non è necessario elencarli tutti. Fondamentali sono stati e sono anche i ruoli di Cinzia e Milena Baffetti, le quali mi raccontavano che il giorno prima di ogni incontro Genuino si faceva prendere dall’ansia, e che spesso avrebbe voluto abbandonare lo strumento in qualsiasi angolo del mondo comunicandomi le coordinate geografiche, pur di non essere presente alla consegna».