Interpretare la musica senza imposizioni. Intervista a Mirko Satto

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Satto FisarmonicaFisarmonicista e bandoneonista, Mirko Satto ha studiato fisarmonica presso il Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto (TV).

Ha vinto numerosi Concorsi Nazionali ed Internazionali di Fisarmonica e ha suonato in importanti Festival e Rassegne concertistiche, esibendosi nei più prestigiosi teatri di tutta Europa, Australia, Giappone, Africa e Sud America.

I suoi interessi spaziano dal “barocco” alla musica contemporanea, dal varietèe francese al tango argentino. Affianca ad una intensa attività concertistica da solista importanti collaborazioni cameristiche. Come bandoneonista si dedica al Tango di A. Piazzolla e celebri autori argentini, esibendosi in varie formazioni cameristiche dal duo al quartetto e orchestrali. Ha suonato e collabora attualmente con l`Orchestra “Filarmonia Veneta” di Treviso, la Nuova Banda di Castelfranco Veneto, l`Orchestra “Malipiero” di Asolo (TV), La VenetOrchestra, l’Orchestra del Veneto Orientale, l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza e l`Orchestra dell`Arena di Verona.

E’ docente di Fisarmonica al Liceo Musicale “Giorgione” di Castelfranco Veneto (TV).

Quando ha iniziato e perché a suonare la fisarmonica?

Il mio approccio con la musica è stato inizialmente uditivo: mio padre suonava ad orecchio l’armonica a bocca e fin da bambino sono stato circondato dalle sue melodie. Il primo contatto con uno strumento, invece, è avvenuto quando ho ricevuto in regalo da parte dei miei familiari una tastiera Bontempi, che ho iniziato a suonare senza però ancora conoscere la musica e senza avere ancora chiaro in mente quale fosse lo strumento musicale più adatto a me e che più mi piacesse e interessasse. Nel mio paese c’era un insegnante di fisarmonica, il Maestro Visentin: fu da lui che presi all’età di otto anni le prime lezioni di musica e a lui venne affidata la mia prima preparazione tecnica e musicale. In seguito maturai la decisione di entrare in conservatorio. All’epoca, però, la cattedra di fisarmonica ancora non esisteva, quindi fui costretto a optare per un altro strumento e la mia scelta ricadde sull’oboe. Portai avanti lo studio di entrambi gli strumenti fino al 1994, anno del mio diploma in oboe ed in cui finalmente la cattedra di fisarmonica fu inserita in conservatorio. Divenni allora primo allievo interno diplomato a Castelfranco sotto la guida del Maestro Paterno, il quale mi insegnò ad esprimere me stesso attraverso la musica, ad interpretarla vivendola sulla mia pelle, senza imposizioni.

In che modo è cambiata negli anni l’immagine della fisarmonica nell’immaginario collettivo?

Quando da ragazzo parlavo della fisarmonica ai miei compagni di scuola, tutti inevitabilmente associavano il mio strumento alla musica popolare e al liscio, ma grazie a valenti concertisti di fisarmonica (primo fra tutti Salvatore di Gesualdo, pioniere della musica classica per fisarmonica già dalla fine degli anni ’60) si è diffusa una nuova veste per questo strumento troppo a lungo relegato al mondo del folk e delle sagre paesane.

Già con il mio primo maestro ho avuto modo di confrontarmi con un repertorio classico a note singole a sinistra, in Italia abbiamo la fortuna di avere molti fisarmonicisti dediti alla musica colta. Oggi, poi, grazie alla sempre più apprezzata musica di Piazzolla e Galliano la fisarmonica si sta sempre più diffondendo ed entrando sempre più nei gusti di un vasto pubblico.

La valorizzazione della fisarmonica passa anche attraverso le associazioni e le persone che si attivano nella realizzazione di concerti ed eventi musicali che consentono di far conoscere questo strumento in tutte le sue potenzialità. Menziono ad esempio l’associazione “Armonia” di Treviso, di cui faccio parte e con cui collaboro in veste di direttore e solista, che ogni anno organizza due concerti interamente dedicati alla fisarmonica: il concerto presso il teatro Eden durante il quale viene sempre ospitato un solista di fisarmonica classica tra i quali vorrei ricordare il primo, il famoso concertista russo Friedrich Lips, a cui sono seguiti molti altri in questi vent’anni di attività e dove ho avuto anch’io l’onore di suonare cinque anni fa, e l’appuntamento estivo presso il teatro Comunale.

La sua carriera le ha permesso di girare il mondo. Qual è l’incontro che musicalmente l’ha ispirata di più?

Durante la mia carriera ho avuto l’occasione di incontrare moltissimi valenti musicisti, ma tra tutti l’incontro più ispirante è avvenuto in Italia ed è quello con il già citato Maestro Salvatore di Gesualdo, con cui ho avuto l’onore di studiare in occasione del corso per concertisti che teneva a Talla (Arezzo) presso il Centro studi e ricerche per la fisarmonica classica: da questo seminario si dipanò un mondo nuovo, nuove idee e nuovi stimoli per una ricerca continua ed inesausta.

Altro incontro fondamentale è stato quello con il mio maestro d’oboe Paolo Brunello: singolare pensare che l’insegnante di uno strumento a fiato abbia potuto incidere così profondamente sulla mia carriera da fisarmonicista, invece proprio lo studio dell’oboe mi ha inconsciamente aiutato anche ad interpretare fraseggi e respiri con una maggiore consapevolezza, venendosi così a creare una proficua sinergia nello studio di due strumenti tra loro così diversi.

Posso comunque affermare di aver potuto trarre moltissimo da tutti i maestri con cui ho partecipato a corsi e seminari: Noth, Zubitsky, Battiston, Scappini… ognuno di loro ha contribuito alla mia formazione ed ha lasciato il segno nel mio percorso.

I suoi repertori e le sue collaborazioni spaziano tra diversi generi musicali. E’ la versatilità del suo strumento a spingerla a sperimentare o è una sua propensione artistica e culturale?

Ritengo che i due aspetti siano tra loro imprescindibili. Una naturale curiosità mi ha sempre spinto a muovermi e a confrontarmi tra generi tra loro diversi ma, naturalmente, ciò è stato reso possibile dallo strumento prescelto, la fisarmonica. Già da studente amavo variare il repertorio, suonare e provare nuovi generi. Ho maturato fin dai primi anni di studio una convinzione che si è poi radicata con il tempo: è fondamentale conoscere per poter crescere musicalmente, fossilizzarsi su un unico genere preclude molte possibilità espressive. Suonare anche l’oboe mi ha dato la possibilità di ampliare la mia cultura musicale e mi ha permesso di realizzare concerti che sono il riflesso di questo naturale eclettismo.

La necessità di approfondire, di indagare a fondo la musica mi ha spinto poi ad intraprendere lo studio del bandoneon, consentendomi di entrare maggiormente nella musica tanguera di Astor Piazzolla e di approfondire la conoscenza di questo genere musicale.

Può parlarci del progetto Quartetto di fisarmoniche?

Si tratta di un progetto molto giovane, nato l’anno scorso quando sono stato contattato dal Quartetto Ancia Libera di Verona per suonare con loro. Il quartetto di fisarmoniche permette di esplorare pagine musicali in modo differente, di indagare la musica cogliendone nuove sfaccettature; consente di proporre musica con una veste nuova, che si discosta dalla consueta fruizione musicale che si può avere in ambito solistico o orchestrale. Per tutti questi motivi, con il Quartetto Ancia Libera è in programma l’ampliamento dell’attività concertistica, in modo da portare avanti questo interessante progetto.

Può parlarci della sua esperienza nella didattica?

Avendo iniziato a vent’anni ad insegnare, ho avuto molti allievi in diverse scuole; alcuni di loro sono giunti al diploma e oggi a loro volta insegnano. Ho deciso di seguire l’innovativo metodo d’insegnamento del mio primo insegnante, che si fonda su un concetto semplice ed efficace: coinvolgere gli allievi, stimolando la fantasia e la capacità interpretativa di ciascuno secondo la propria indole.

Attualmente sto formando un ensemble di giovani allievi fisarmonicisti con il fine di coinvolgerli e farli crescere nella musica d’insieme. Questa mi è sembrata la soluzione migliore per far avvicinare i miei allievi alla musica, per farli appassionare allo strumento e far loro apprendere quelli che sono i capisaldi imprescindibili della musica: la disciplina unita alla pazienza e all’impegno, l’attenzione, l’autocontrollo e la collaborazione.

Qual è il progetto sul quale sta lavorando attualmente?

Il 2013 è stato un anno impegnativo, ho partecipato ad un festival in Australia a gennaio assieme al chitarrista Alberto Mesirca, con cui ho presentato un repertorio di tanghi argentini e di Piazzolla, a luglio sono stato nei più importanti teatri del Giappone in cui, con l’orchestra, ho fatto dei concerti di musica napoletana e sono recentemente tornato da una tournée in Camerun di sola musica italiana.

Per l’anno prossimo conto di portare avanti i progetti di quest’anno, quindi il duo con Alberto Mesirca e la collaborazione con il pianista Walter Favero e la sua orchestra d’archi ed ho in programma la realizzazione di due CD: uno con musiche originali per fisarmonica ed uno invece con trascrizioni di brani tratti dalla letteratura “da tasto”.

Probabilmente a maggio sarò impegnato in una tournée nel sud del Brasile e, naturalmente, continuerò con l’attività concertistica da solista in Italia ed in Europa.