Lezione n. 2 – il mantice: le aperture e le chiusure

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Saria ConvertinoNella precedente lezione abbiamo potuto constatare quanto sia importante la giusta postura e la posizione delle cinte per un fisarmonicista. È fondamentale, dunque, che ogni studente abbia sin dall’inizio una particolare e costante attenzione su ogni singola inversione di mantice e, con il passare del tempo, perfezionando l’esatto movimento delle spalle, braccia, corpo e gambe, si potrà ottenere anche una migliore conduzione del suono. In questo caso è comunque molto importante dotarsi di uno strumento di una grandezza adeguata. Talvolta si consiglia l’acquisto di una fisarmonica di dimensioni troppo grandi e la conseguenza è che poi si farà molta più fatica nelle inversioni del mantice. Questo fattore non è assolutamente da trascurare, perché assumendo posizioni errate si può incorrere anche in problemi fisici. È altrettanto sbagliato però consigliare uno strumento troppo piccolo, in questo caso l’allievo, nel chiudere il mantice, sarebbe costretto ad appoggiare il palmo della mano sul bordo della tastiera destra o ad alzare la gamba destra per far salire la fisarmonica, sarebbe poi obbligato anche a chinarsi troppo per avere una migliore aderenza e questo potrebbe creare disturbi nella zona lombare. Determinante è anche il peso dello strumento… Insomma, la fisarmonica deve essere delle giuste dimensioni, proporzionata alla struttura fisica dell’allievo per far si che questi riesca tranquillamente, e senza particolari movimenti corporei, ad averne un controllo totale e ad usare correttamente il mantice.

Nella fisarmonica, contrariamente a quanto accade con l’organo a canne, dove l’immissione di aria è sempre costante in virtù dei motori che la pompano meccanicamente nei mantici, l’aria viene introdotta dalle nostre braccia.

Una padronanza assoluta del mantice consente al musicista di immettere il corretto quantitativo di aria nello strumento ed è fondamentale che, ad ogni inversione, la pressione sia rigorosamente costante. Spetterà semmai al Maestro segnalare all’allievo i momenti di cedimento e di crescendo del suono. Mantenere una pressione costante… è questo, infatti, uno degli accorgimenti fondamentali al fine di garantire una buona esecuzione. Alcune volte, prima di ogni inversione, avviene un piccolo cedimento o addirittura un piccolo crescendo di suono, in quel caso si deve porre la massima attenzione affinché la pressione sonora sia uguale fino al “movimento di ritorno” del braccio sinistro. In questo frangente, come ho già specificato nella lezione precedente, bisogna inspirare e caricare le spalle per sgonfiare i polmoni esattamente quando ci si accinge a chiudere il mantice. Naturalmente bisogna sempre sapere quanta aria in più va data in chiusura affinché si abbia lo stesso suono dell’apertura. La stessa accortezza va usata quando si suona in una zona grave o acuta della fisarmonica in quanto, l’emissione di quel genere di voci, necessita di un quantitativo maggiore di aria o pressione, supportato anche da un maggiore legato dei suoni. È un po’ come quando si va in auto… per andare a 50 km orari in salita bisogna accellerare maggiormente rispetto a quando si procede alla stessa andatura in pianura.

Tutto questo naturalmente dipende da cosa si esegue… all’interno di ogni singolo movimento del mantice può esserci proprio un crescendo e/o un diminuendo, ma in entrambi i casi bisogna sempre avere il mantice in pressione. Il suono necessita sempre della massima accortezza anche quando si esegue un “pianissimo”.

Ribadisco, quindi, che non solo è importante “dosare” la pressione nella fase di cambio del mantice, ma anche controllare la costante pressione durante le aperture e le chiusure. Per questo, nel corso della chiusura, l’allievo dovrà già essere in grado di sapere il quantitativo di aria rimanente prima della prossima riapertura. Nel caso in cui l’aria in chiusura di mantice fosse insufficiente bisognerà avvalersi di piccoli trucchetti e tra questi il più ricorrente è quello basato sul “poco affondo” dei tasti a sinistra; se invece dovesse essere abbondante si potrà fare qualche appoggio musicale o affondare maggiormente i tasti – soprattutto a sinistra – per recuperare l’aria in esubero. Evitare però diminuendi inopportuni per recuperare aria o crescendi improvvisi per toglierne. Dunque, in pochissimi istanti bisogna intuire quanta aria si ha prima della prossima riapertura. Sicuramente conta molto l’esperienza, ma certamente bisogna porre un’attenzione costante nella conduzione del mantice.

Per comprendere bene la pressione del suono consiglio personalmente di studiare brani organistici di autori come Bach, Pachelbel, Buxteude o anche clavicembalistici come Scarlatti, Cimarosa etc…

Ricordiamoci infine che un’attenzione costante alla pressione del suono permette anche di eseguire facilmente e in modo corretto i vari crescendi e diminuendi. Sembrano cose scontate, ma va ricordato che il mantice è proprio il valore aggiunto del nostro strumento e credo che, durante un’esecuzione, la concentrazione sul suono debba essere superiore persino all’attenzione riposta nell’esecuzione tecnica del brano.

Canzona in Re minore di J.S. Bach 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Canzona in Re minore di J.S. Bach 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco un esempio di quanto detto finora: in questo file audio si potrà ascoltare la prima parte della Canzona in Re minore di J.S. Bach, da me eseguita e, contestualmente, si potrà leggere la partitura per organo. Noterete che ho segnalato le aperture e le chiusure del mantice (la A sta per apertura e la C per chiusura) e che queste ultime si avvertono nella registrazione in modo quasi impercettibile. Di fatto non è possibile non far sentire nulla, ma certamente è piuttosto complicato capire dove è stata fatta l’inversione. Questo grazie alla precisione delle inversioni con le tecniche già menzionate precedentemente e che, durante il corso delle stesse, non vi è alcun cedimento di volume o di pressione d’aria. Assolutamente inesistenti anche i rigonfiamenti e i cedimenti di suono a cavallo delle inversioni. Si può notare, inoltre, che durante l’esecuzione del brano c’è una pressione di aria sempre maggiore rispetto alla fase iniziale, in quanto questo presenta un incremento dei contrappunti e dunque lo strumento necessita di più aria.