Un mandolino che coniuga passato e futuro – Carlo Aonzo “Mandolitaly”

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Carlo AonzoCarlo Aonzo è, senza dubbio alcuno, una delle eccellenze mandolinistiche del territorio nazionale. Ligure e figlio d’arte, ha respirato musica sin dalla più tenera età. I suoi genitori, infatti, nel 1978, hanno ricostituito lo storico “Circolo Mandolinistico Giuseppe Verdi” di Savona, un fondamentale luogo di aggregazione e diffusione musicale. “Casa mia era una sorta di scuola di musica”, ricorda con un sorriso Carlo, “e, sicuramente, le frequentazioni di tanti musicisti hanno ispirato e forgiato il mio modo di suonare”.
Carlo è un musicista estremamente versatile, che può passare dalla musica barocca allo swing, fino ad uno stile più moderno. “Il mio mandolino è costruito dal liutaio Gabriele Pandini di Ferrara” – mi dice – “io suono principalmente in contesti acustici, ma sono equipaggiato per tutto. In alcune situazioni, collego il mandolino ad un multieffetti e «coloro il suono» con riverberi, delay, phaser e distorsioni”.
E, sicuramente, il savonese Aonzo il suono sa gestirlo bene. Nelle quindici tracce che compongono la sua ultima fatica discografica, Mandolitaly, lo strumento è portato quasi all’estremo delle sue possibilità. Dinamica, chiaroscuri, mordenti velocissimi, salti di corda ed un picking accuratissimo, Carlo reinterpreta dei classici della canzone italiana dando loro nuove forme.
Brani arcinoti della tradizione italiana come Roma non fa la stupida stasera, Nel blu dipinto di blu (che nel CD diventa Nel blu dipinto di blues), Baciami piccina vengono trasformati e reinterpretati in chiave jazz, swing e arricchiti da incursioni di scale diminuite, cambi di tempo e mille altri escamotage musicali che Aonzo e il suo trio ci regalano durante l’ascolto.
Carlo Aonzo - MandolitalyL’album, prodotto dal Carlo Aonzo trio e dall’Accademia Internazionale Italiana di Mandolino, vanta la presenza di numerosi ospiti, tutti nomi di spicco del panorama folk e jazz italiano. Abbiamo il vulcanico Daniele Sepe al sax soprano, così come il toscano Riccardo Tesi all’organetto – “L’ho conosciuto quando suonavo con Beppa Gambetta”, mi dice Carlo, citando la sua collaborazione col grandissimo chitarrista acustico genovese – abbiamo, poi, le percussioni africane di Ismaila Mbaye a dare un tocco world alla traccia numero 8, ovvero Taranta Steps. Non poteva certo mancare un altro grandissimo musicista savonese e membro storico dei Birkin Tree, ovvero Fabio Rinaudo, che impreziosisce, con il suo flauto dolce e tin whistle, i brani Trinacria suite e Nebbia a la valle.
Un disco ricco di suoni per un combo italiano apprezzato anche all’estero e con un mandolino che ammicca al passato corteggiando il futuro. “Ho amato molto il mandolinista jazzy Jethro Burns e, tra i più moderni, David Grisman, Sam Bush e Chris Thile. Sto seguendo tante cose: oltre al mio trio, sto lavorando ad un progetto su Johann Sebastian Bach assieme al chitarrista Renè Izquierdo, docente di chitarra all’Università del Wisconsin”.
Carlo è attivissimo anche come didatta e le pagine della sua agenda sono piene di ore dedicate alle lezioni. Docente al Conservatorio di Ferrara e con dei corsi itineranti di musica, il mandolinista ligure sta anche lavorando ad un interessantissimo progetto: “Io ed il mio liutaio di fiducia stiamo cercando di costruire il mandolino «perfetto». Un mandolino mai visto e sentito prima d’ora, qualcosa di assolutamente innovativo, che vedrà la luce più avanti”.
Che dire… sono personalmente molto curioso di ascoltare il frutto di questo lavoro e, nel salutarvi, vi invito ad interessarvi a questa bella realtà italiana che è il Carlo Aonzo trio.

 

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