Una semplicità estremamente complessa

Arvo Pärt, "Allo Specchio. Conversazioni con Enzo Restagno"

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Arvo Part, Allo Specchio. Conversazioni con Enzo RestagnoSe mi si chiedesse di rappresentare con una sola parola il libro di Arvo Pärt, Allo specchio. Conversazioni con Enzo Restagno (il Saggiatore, 2017), quella parola sarebbe intersezioni. Il libro è di qualche anno fa, ma vale ancora la pena di recensirlo. Non solo per un doveroso omaggio al suo autore, che l’11 settembre 2020 ha compiuto ottantacinque anni, ma come invito a leggere o a rileggere un testo tanto ricco di considerazioni e testimonianze sui percorsi esistenziali e creativi del compositore estone. Vita/produzione artistica: le intersezioni non sono solamente qui. Più piani di lettura si intersecano ripetutamente: quello accessibile a tutti coloro (e sono davvero molti) che amano ascoltare la musica di Arvo Pärt e la musica colta in generale e quello riservato a chi sa leggere una partitura; quello che può interessare quanti siano sensibili alle problematiche della censura sotto i regimi totalitari (la patria di Arvo Pärt, l’Estonia, fu annessa all’U.R.S.S. al termine della Seconda Guerra Mondiale) e quello che pone al centro della riflessione il rapporto tra i testi (soprattutto quelli sacri) e la musica. Innumerevoli sono le intersezioni tra la vita e le opere di Pärt e quelle di altri artisti: primi fra tutti Alfred Schnittke, Benjamin Britten e Sofija Gubajdulina, ma, anche, John Cage e Johann Sebastian Bach, Pierre Boulez e Pierluigi da Palestrina, Luigi Nono e Claudio Monteverdi, Dmitrij Šostakovič e Ludwig van Beethoven, Edgard Varése e Tomás Luis de Victoria, Igor Stravinsky e Giovanni Battista Pergolesi, Salvatore Sciarrino e Wolfgang Amadeus Mozart, Steve Reich e Franz Joseph Haydn. E nutrite – per qualità e quantità – sono le intersezioni con figure e letture che, consapevolmente o inconsapevolmente, pur non appartenendo alla sfera musicale, hanno avuto un (felice) esito sulla formazione del Maestro. Alcune colte da lui stesso: il Beato Angelico e Dante Alighieri, dai quali sente di aver ereditato la tendenza a vedere, in prospettiva, anche le cose dell’inferno velate, in qualche modo, di santità; Socrate (“Deve essere chiaro che non si sa più di quanto si sa. Nella migliore delle ipotesi, questo significa che si sa di non sapere nulla”); i Salmi (“Leggevo un salmo e poi riempivo l’intero foglio senza pensarci, sperando che potesse esserci una qualche relazione tra quello che avevo letto e quello che avevo scritto”); i Vangeli (“Mi sentii improvvisamente povero, ma allo stesso tempo anche ricco, e anche completamente nudo. Mi sentii come il figliuol prodigo che torna da suo padre. Non avevo nulla, non potevo nulla”). Altri incroci sono forse inconsapevoli. Quello con Michelangelo Buonarroti, per esempio, ove alle parole e alla musica si sostituiscano il marmo e la scultura: “Arvo Pärt è persuaso che la musica già abiti nelle parole e che il compositore non ha che da estrarla e farla vibrare”; con i flussi di coscienza di Joyce e Svevo: “Il mio ideale sarebbe poter scrivere una melodia con una voce infinita. Una musica come un discorso, come un flusso di pensieri”; altri ancora sono colti dal principale interlocutore della lunga conversazione: Enzo Restagno racconta a Pärt che ascoltando il suo Stabat Mater fu colpito dall’inizio dell’opera “con i tre strumenti ad arco che suonano in un registro molto acuto […]. Quell’inizio degli archi soli era come un grido, e io pensavo alla crocefissione di Masaccio, la madonna ai piedi della croce con un mantello rosso sulle spalle che si staglia sul fondo d’oro. Le sue braccia disperatamente sollevate sono un grido, un grido che sale verso il cielo, proprio come l’attacco di quei tre archi che esprimono una tensione suprema e immobile al tempo stesso, come un grido che si eternizza”. Altri riferimenti, altre intersezioni, posso essere colti dal lettore. Come quello a Herman Hesse, scambiando, questa volta, gli elementi melodici dei tintinnabuli con i protagonisti di una profonda amicizia, che si completano a vicenda come in Narciso e Boccadoro: “Forse potrei dire che nella polifonia antica 1+1 è uguale a 1+1, mentre, nella mia musica, 1+1 è uguale a 1”.
La chiave narrativa della prima parte del libro, cui segue una seconda di materiali documentari e saggi, è quella dell’intervista o, meglio, della conversazione, come recita il sottotitolo. Attorno ad un tavolo siedono e parlano (in tedesco) Arvo Pärt, sua moglie Nora, musicologa di vasta e profonda cultura, Nicola Davico, musicista e germanista che ha poi trascritto e tradotto il frutto di quegli incontri, e Enzo Restagno, ideatore e curatore del progetto, il cui intento è dichiarato nella nota introduttiva e perfettamente compiuto nello svolgimento dell’opera: “Da molti anni seguivo la produzione di Arvo Pärt con interesse, subendo il fascino per me misterioso di un’apparente semplicità, dietro la quale avvertivo una rara capacità di dominare il tempo. Desideravo affrontare l’enigma di quella musica così sobria ma anche così complessa nella scansione dei suoi respiri”.

 

Arvo Pärt, compositore estone, è nato a Paide nel 1935. Dopo le esperienze nella musica d’avanguardia, negli anni Sessanta la sua produzione subì una svolta, segnata dall’interesse per il canto gregoriano e la musica antica. Da allora si è dedicato prevalentemente alla musica sacra, elaborando uno stile proprio, ascetico e di matrice minimalista, basato su antichi procedimenti compositivi, dove la voce assume un ruolo determinante.
Fonte: Treccani Enciclopedia on line.

 

Enzo Restagno ha insegnato Storia della musica al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino per trentasette anni. Ha svolto attività di critico musicale per importanti quotidiani e periodici. Ha realizzato trasmissioni radiofoniche e televisive per la RAI, Radio France, Westdeutsche Rundfunk, BBC. Nella sua attività di studioso si è rivolto con particolare attenzione alla musica moderna e contemporanea. All’attività del didatta e dello studioso ha affiancato quella dell’organizzazione musicale.
Fonte: Depliant “Festival Debussy 2012” del Conservatorio “Luca Marenzio” di Brescia.

 

Arvo Pärt, Allo specchio. Conversazioni con Enzo Restagno.
Editore: il Saggiatore, Milano
Anno di edizione: 2017
Pagine: 284, brossura, € 28,00

 

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